RACCONTI & OPINIONI

Enorme sfilata nella capitale. «L'amore fra uguali non è così diverso» In 500mila all'Europride


Roma città aperta ai diritti e all'amore  Festa. E che festa. Fra un po' ballano anche i sampietrini. Si balla nel corteo, ballano i passanti, si balla alle finestre. Disco, house, tecno, tutto quanto fa Europride. I palloncini a forma di fallo con fiocchetto in punta - come negli smoking - vanno a ruba, almeno per un giorno gli ambulanti cittadini del mondo che li vendono fanno affari d'oro. L'arcobaleno della pace, l'arcobaleno della fratellanza universale, l'arcobaleno delle diversità come ricchezza colora un corteo meraviglioso e grandissimo. Le previsioni del tempo davano pioggia, invece c'è il sole. In tanti non li amano, le varie religioni li guardano con sospetto, ma il creato è ben più grande e inclusivo di quanto possano esserlo gli uomini. Va da sé che anche se non piove il governo resta ladro. Di diritti. Una ragazza con le ali da angelo presenta il menù del giorno: "giovedì gnocca, venerdì pesce, sabato finocchi". Si ride e si gioca sul filo della battuta anche un po' greve, ma non si scivola mai nel cattivo gusto. L'amore e la bellezza sono le cifre dell'Europride 2011. I ragazzi e le ragazze sono bellissimi, i loro corpi scultorei e palestratissimi si muovono al ritmo della musica, le labbra cercano altre labbra, "all you need is love" cantavano i Beatles tanti anni fa. Ma resta vero ancora oggi e sarà vero anche domani. Ci sono soprattutto giovani, ma ci sono anche i sempreverdi. Sono arrivati da tutta Europa nella città eterna. Una città che ne ha visti di tutti i colori nei suoi 2700 anni di vita. E che non si scandalizza certo per cinquecentomila sederi sculettanti a ritmo della musica. Anzi balla anche lei. Si uniscono al corteo i romani, si uniscono al corteo i turisti. Un signore inglese fotografa tutto quel che vede, compresi i cartelli che almeno lui non ha bisogno di tradurre. "Equality and human rights for all!" (Uguaglianza e diritti umani per tutti) recita uno striscione. "Different people, same rights" (differenti ma stessi diritti) c'è scritto sulla maglietta di un esponente di Amnesty International. La presidente della regione Lazio, Renata Polverini, arriva puntuale in piazza dei Cinquecento. Ad accoglierla un mazzo di fiori con i colori dell'arcobaleno e della bandiera italiana, ma anche i fischi. Saverio Aversa non le perdona di aver detto che la famiglia è quella formata da uomo e donna. «E noi allora chi siamo, uomini e donne di serie "b"?». "L'amore tra uguali non è così diverso", il manifesto attaccato in via Cavour sembra rispondere a Polverini. Cinque motociclisti del Gam (gruppo alternativo motociclisti) e dell'Lcr (Leather club Roma) fanno da staffetta di apertura al lunghissimo corteo del pride. Alle tre del pomeriggio piazza dei Cinquecento è già così piena che è fisicamente impossibile riuscire a entrare, c'è solo uno strettissimo pertugio raso muro per andare e venire. La piazza esplode di colori e di musica, in quella che è una magnifica festa per i diritti di tutti segnati nella Costituzione italiana, come nella dichiarazione universale. Perché non resti tutto sulla carta dieci, cento, mille pride. E via con la musica, tecno e pop, a tutto volume. Dietro uno striscione bianco con la scritta "Europride be proud" e decine di bandiere arcobaleno dell'Arcigay, si riconosce qualche politico: Scalfarotto e Concia del Pd, Ferrero della Fed, Vendola e Migliore di Sel, Mura dell'Idv, Perina e Raisi di Fli, Pesacane del Forum ambientalista, Luxuria. C'è anche la segretaria della Cgil Camusso. Sfila il carro dei Radicali, si affaccia l'intramontabile Pannella con i capelli raccolti in un codino. Il chiosco di Rifondazione è letteralmente preso d'assalto, perché si vendono birre e panini a prezzi popolari. Un altro miracolo laico per le strade di Roma. Un manifestante esibisce un cartellone dove si vede la foto di Papa Ratzinger in mutande e col reggicalze e sotto la scritta "veste Prada, ma è amica di Satana". Su un altro cartellone, invece, si legge "Ratzinger ama il tuo prossimo ma non come Hitler". Ci sono le bandiere di partito, poche. Spiccano quelle di Fli, forza politica saldamente di destra ma attenta ai diritti costituzionali. I militanti cantano: "Siamo donne, oltre le gambe c'è di più..". Sfilano i carri, come tir sull'autostrada. E anche questa è un'autostrada, l'autostrada della festa. Gay center, Muccassassina, Coming out, "il carro delle lesbiche". Davanti e dietro si balla, di ride, si scherza, ci si abbraccia, ci si bacia. C'è anche chi, rifacendosi al video della canzone "Judas" di Gaga, bollata come blasfema, indossa gilet di pelle nera con corona di spine. Passa il carro viola di arcilesbica, subito dopo un altro, splendido, a bordo ci sono una ventina di manifestanti travestiti da antichi egizi. Che marcantoni! La musica diventa assordante. La voce di Paolo Ferrero arriva a stento: «Siamo qui per rivendicare un Paese civile, in cui i diritti siano per tutti, contro una classe politica, quella italiana, che è trasgressiva di notte ma bigotta di giorno». L'hit parade del pride romano vede nelle prime posizioni "Hang up" di Madonna, "Mamma Mia" degli Abba, "Siamo donne" di Jo Squillo, "i will survive", "Go West" dei Pet Shop Boys e naturalmente "Bad romance" di Lady Gaga. Passo di danza dopo passo di danza la sfilata arriva al Circo Massimo, dove si continuerà a ballare, a ridere, a scherzare per tutta la notte. Tutto questo è amore, non c'è bisogno di aggiungere altro.Frida Nacinovich  12/06/2011www.liberazione.it