RACCONTI & OPINIONI

Vendola incassa i complimenti del Corriere della Sera che fa notare che l'acquedotto sia più affidabile della Fiat e di Wind


Acqua in Puglia, beffa ai referendum  «E' indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia: sull'Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell'efficientamento e su quella proseguiremo. Per questo non abbasseremo le tariffe». No, non c'è stato un golpe in Puglia. Nichi Vendola è ancora il Governatore. Solo che, per dirla col "Corriere del Mezzogiorno", locale filiale di Via Solferino, è un «con i piedi per terra». Tradotto con linguaggio del popolo dell'acqua pubblica, convinto che il referendum avrebbe invertito una tendenza alla privatizzazione e alla mercificazione, quello che annuncia il proprietario di numerose Fabbriche lungo la penisola è che dei milioni di Sì se ne fa beffe. E lo dice a margine dell'assemblea dell'Acquedotto Pugliese (che ha approvato il bilancio 2010 - chiuso con 37 milioni di utili - e il piano industriale 2011-2014 che prevede investimenti per 674 milioni di euro con un indebitamento che raddoppierà da 219 a 402 milioni). Eppure il quesito parlava chiaro abrogando la possibilità del gestore «di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio». Il motivo tecnico lo ha spiegato a quel quotidiano l'assessore alle Opere pubbliche Amati: «In Puglia la remunerazione del capitale investito del 7% è un costo: quello che pagheremo ogni anno fino al 2018 sul bond in sterline pari al 6,92% contratto durante la gestione dell'era Fitto». Ma perché queste cose non sono state spiegate agli utenti prima del referendum? chiede il cronista al Narratore: «Nessuno me le ha chieste». Così alla beffa della legge approvata a 24 ore dalla vittoria referendaria (una ripubblicizzazione che prevede la nomina politica dei vertici e contempla comunque l'ingresso di privati in attività secondarie) si aggiunge quest'altro schiaffo al popolo dell'acqua pubblica e dei beni comuni. La politica è narrazione, ossia chiacchiere, il governo ha bisogno dei piedi per terra. Vendola incassa i complimenti dell'analista economico del Corriere della Sera che fa notare che l'acquedotto sia più affidabile della Fiat e di Wind e come le azioni dell'Aqp siano state promosse da Standard & Poor's, la nota agenzia di rating, proprio grazie ai tagli dei costi e all'aumento tariffario (6% quest' anno, 3,8 nel 2012). Tutto ciò pesa come un macigno sulla connessione non molto sentimentale tra Vendola e il suo popolo dell'acqua pubblica che gli aveva scritto lamentando la fretta di portare a casa una legge discutibile ma che aveva chiesto un incontro «per riprendere il filo della discussione e del fruttuoso confronto con il Comitato pugliese-Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua al fine di chiarire e superare i punti controversi. Il confronto, fino a quando è stato reale e a volte anche vivace, aveva prodotto il disegno di legge più avanzato in Italia in merito alla gestione pubblica e partecipata del servizio idrico integrato, esperienza unica nel suo genere che sarebbe un peccato imperdonabile disperdere». C'è stato l'incontro? «Assolutamente no ma c'è stato un abboccamento con i capigruppo di Pd e Sel, solo di cortesia», dice a Liberazione Tonia Guerra, del comitato acqua bene comune pugliese che, sabato e domenica porterà la questione all'assemblea nazionale dei comitati referendari, al Vittoria di Roma. Tuttavia non pare che le mosse baresi vadano nella direzione di quel compito che lo stesso Vendola s'è autoassegnato: «organizzare la speranza e a trasformarla in un blocco sociale, una nuova egemonia culturale». E neppure sembra l'unico paradosso pugliese: «Ieri si discuteva in consiglio regionale la manovra di assestamento di bilancio - spiega Imma Barbarossa, della direzione nazionale del Prc - tagli a tutto spiano, precari e sindacati sotto la Regione a protestare contro la già avvenuta cancellazione della esenzione Irpef per "poveri" e anziani. Ebbene, passa a scrutinio segreto con un voto di scarto, con 4 franchi tiratori della maggioranza, un emendamento della destra che introduce l'esenzione del ticket per cassintegrati e disoccupati. Il capogruppo del Pdl sbeffeggia la sinistra e l'assessore di Vendola promette solennemente che sarà abrogata urgentemente la norma (che "tutela i deboli")».Checchino Antonini 30/06/2011www.liberazione.it