RACCONTI & OPINIONI

La Fiat chiude e delocalizza la produzione per fare profitti sulla pelle dei lavoratori. Ieri un altro tentato suicidio


A Termini Imerese si muore (e si uccide) per disoccupazione Disperato, depresso, licenziato e senza lavoro a 56 anni, uccide la moglie, ferisce la figlia  e si toglie la vita. L’ultimo atto, di vero squilibrio con follia omicida, di Agostino Bova, operaio, fino all’anno scorso nello stabilimento Fiat di Termini. Licenziato per truffa, “dopo 30 anni di servizio e pochissimi giorni di assenza”  – come afferma il segretario della Uil metalmeccanici del comprensorio -. Accusato di avere usato il tesserino di un dipendente in malattia, utilizzato per l’uso della mensa,  “scaricando” così sulla sua busta paga l’importo di 46 pasti, dal valore cadauno di 1,20 euro, per un totale di 50 euro. Un’età impossibile per avere un altro lavoro, specie in una realtà come quella siciliana. Da poco si era concluso il periodo dell’indennità di disoccupazione. Aveva cercato sempre di non stare inattivo; si era messo a restaurare mobili,  svolgendo anche  attività di pescatore imbarcato su un peschereccio. Poi un incidente e la perdita di due dita. Sembra una storia d’altri tempi, quasi da libro “Cuore” di de Amicis. Gira il calendario, ma la brutale realtà non cambia. Quando si perde il pane e mancano i requisiti elementari della sopravvivenza quotidiana, la mente corre il rischio di bruciarsi, diventando anche omicida, specie se tormentati dall’assillo di avere subito con il licenziamento un grave torto, essendo innocente, come lui sosteneva sempre, dell’atto di accusa. In questa Italia disfatta, immersa nella corruzione più grande, con tanti “papaveri” lustrati e riccastri impudenti, colti con le mani nei sacchi grandi del ladrocinio immenso e del saccheggio pubblico, che continuano tranquillamente a godersi la loro dorata vita, alla fine pagano sempre i più deboli dell’iniqua struttura sociale in essere. La clemenza e l’indulgenza esistono solo nella realtà deformata dei film e delle sceneggiate. Alla faccia della “benedetta” Costituzione. Il tremendo atto ha portato grande scoramento agli attuali 2200 lavoratori della fabbrica Fiat di Termini Imprese; lo storico luogo di produzione industriale chiuderà definitivamente alla fine dell’anno. Ancora non sono state rese operative le alternative lavorative. Altre tragedie si preparano. Domenico Stimolo 01-08-2011 http://domani.arcoiris.tv