RACCONTI & OPINIONI

Assurdo: un minuscolo Stato religioso detiene il monopolio del DNA della laica Costituzione italiana


Censimento Welfare, è quasi tutto in mano alla Chiesa Oltre 14 mila strutture, con 420 mila operatori tra laici e religiosi, volontari e dipendenti: la gran parte hanno una vita recente, con una data di nascita risalente a non prima degli anni ottanta. E' la geografia dell'assistenza ecclesiale sul versante sanitario, socio-assistenziale e sociale in Italia. I dati sono contenuti nel quarto censimento dei servizi socio-assistenziali o sociali, condotto finora con cadenza decennale, dalla Consulta nazionale ecclesiale degli organismi socioassistenziali e dall'Ufficio nazionale per la pastorale della sanità, insieme con il Servizio informativo della Cei. Numeri ai quali, per la prima volta, si affianca ora il primo censimento dei servizi sanitari. Ne viene fuori una istantanea sui servizi legati alla Chiesa italiana che consente di valutare l'apporto che le opere direttamente o indirettamente collegate con la Chiesa danno al complesso sistema di protezione sociale italiano. Anche su questi numeri, che saranno oggetto a gennaio di una prossima pubblicazione, si riflette a Roma nel corso del seminario “La pedagogia dei fatti. Educare attraverso le opere”, quarto dei dieci appuntamenti con i quali Caritas Italiana celebra i suoi 40 anni di vita. I dati parlano di 1304 strutture dedicate all'assistenza sanitaria, di 5.152 strutture dedicate ad assistenza socio sanitaria e sociale residenziale e 14.274 non residenziale. Circa i due terzi dei servizi (62,4%) hanno carattere non residenziale, il che denota – spiega Maurizio Giordano della Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali, che ha coordinato la ricerca – una buona capacità di risposta ai bisogni e alle attese delle persone che aspirano ad una permanenza nel proprio ambiente di vita”. E poco importa, in tal senso, se spesso tale scelta è stata in qualche modo obbligata per via degli elevati costi di gestione delle strutture residenziali, per la diminuzione di religiosi e religiose, per ragioni insomma di pura sostenibilità. Rimane il fatto che in quelli nati fino al 1990 è prevalente l'assistenza residenziale mentre successivamente il rapporto si capovolge e le nuove opere sono soprattutto non residenziali (circa il 70% sorte negli ultimi venti anni). Quasi la metà dei servizi censiti restano al nord: rispetto a dieci anni fa (dati limitati al settore assistenziale) calano quelli nel nord-ovest e aumentano al nord-est e nel resto d'Italia. Si mantiene però un paradosso: c'è maggiore presenza di servizi per i poveri nelle regioni a più alto reddito. Nel dettaglio, sono stati rilevati tutti i servizi direttamente dipendenti dall'autorità ecclesiastica o collegati con la chiesa attivi in Italia al 31 dicembre 2009, operanti con continuità e stabilità organizzativa. Sono stati rilevati 14.246 servizi: il 6,4% di tipo sanitario, gli altri di tipo socio-sanitario o sociale (31,2% residenziali e 62,4% non residenziali). Quasi la metà dei servizi (47,9%) si trova nel nord (26,1% nel nord ovest e 21,8% nel nord-est), poco meno di un quarto al centro (23,6%) e una quota di poco superiore nel mezzogiorno (con il 18% al sud e un altro 10,6% nelle isole). La regione con il maggior numero di servizi è la Lombardia (1862), seguita da Emilia Romagna (1512), Toscana (1492) e poi Veneto, Piemonte, Lazio, Sicilia e Puglia, che superano tutte quota mille. I tipi di servizi prevalenti nell'ambito dell'assistenza sanitaria sono i servizi di autoambulanza (288, per lo più le Misericordie), i servizi ospedalieri (122), le banche del sangue (121) e i servizi di riabilitazione. Per quanto riguarda l'assistenza socio-sanitaria e sociale residenziale, c'è una prevalenza di case di riposo per anziani (950), i servizi per persone con disturbi mentali o dipendenti da sostanze stupefacenti (394) e le residenze sanitarie assistanziali (Rsa) per anziani (380). Ci sono poi comunità educative per minori (274) e comunità per mamme e bambini (246). Infine, fra la categoria di servizi di assistenza socio-sanitaria e sociale non residenziale, spiccano i centri di ascolto e i segretariati sociali (2118, il 24% del totale) e i centri di erogazione di beni primari (1936). Da segnalare anche i consultori familiari e i centri di aiuto alla vita (371), le mense (320), i centri diurni per disabili (276), i servizi di sostegno socio-educativo scolastico per minori (271). (ska)  da Redattore Sociale07/10/2011