RACCONTI & OPINIONI

Oggi il gioco dell’Eni viene finalmente scoperto. Come riporta Peacereporter. Una scoperta scioccante!


Amianto, scoperta una discarica a cielo aperto negli impianti del Petrolchimico di Gela Gli operai dell’ Eni di Gela lavorano da anni sottoposti alla contaminazione del “killer silenzioso”, nonostante ufficialmente lo stabilimento ne sia stato dichiarato privo dal ‘93. E da decenni lottano per vedersi riconosciuto il diritto a percepire il sussidio speciale previsto per chi è stato sottoposto ad amianto. Una battaglia lunga e piena di delusioni, complicata dal fatto che l’ Ente energetico corse ai ripari eliminando (almeno ufficialmente) il dannoso materiale pochi mesi prima dell’ entrata in vigore della legge n.257 del 1992 che impone il divieto assoluto di utilizzo dell’ amianto a fini industriali o commerciali. Una mossa che quindi mise fuori gioco ogni rivalsa dei lavoratori, i quali, comunque, non si sono arresi e sono andati avanti ritenendosi dalla parte del giusto. Oggi il gioco dell’Eni viene finalmente scoperto. Come riporta Peacereporter, a fine luglio, all’ interno dell’ isola 32 dello stabilimento, militari della guardia costiera e del nucleo speciale d’ intervento di Roma hanno scoperto una grande vasca contenente almeno 27 tonnellate di amianto, del tipo amosite, conservate nella totale inosservanza delle regole. Teloni bucati, sacchi aperti e, di conseguenza, fibre d’ amianto libere di essere trascinate dal vento e inalate dai lavoratori.Una scoperta scioccante, che ha messo ulteriormente in allarme gli operai.Stando ai legali che seguono il caso dei lavoratori di Gela esposti all’ amianto, la scoperta della discarica testimonia la politica industriale usata da ENI a Gela: ovvero occultare il materiale senza eliminarlo e dare una parvenza di regolarità, alla faccia della salute della gente. I dati dell’ Organizzazione mondiale della sanità dicono che ogni anno uccidono centomila persone nel mondo, cifre che gli esperti definiscono sottostimate. Per non contare i ventimila tumori per cancro al polmone e i diecimila casi di mesotelioma che provoca ogni dodici mesi nei soli paesi industrializzati di Europa, America del Nord e Giappone. E, per stringere il cerchio alla sola Italia, si parla di 4.000 decessi annui, in un paese che è stato il secondo produttore europeo e tra i principali consumatori della sostanza, che, secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Istituto per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, resta ancora ben lontana dall’ essere estirpata dal territorio nazionale. La stima è di 32 milioni di tonnellate di amianto ancora sparse per tutta la penisola e di un miliardo di metri quadri di coperture di eternit sui tetti. Intanto, a Gela, dopo il sequestro della discarica contenuta nella quarta vasca dell’ isola 32, ENImed Spa ha provveduto a ricoprirla come richiesto dalla Capitaneria di Porto e dall’ ASP di Caltanissetta. Secondo la legge, infatti, dopo a ogni abbandono di materiale contenente amianto, si deve aggiungere uno strato di terra e un telo protettivo in plastica.Ma poco importa. È comunque troppo tardi e gli operai sono decisi a farla pagare ai responsabili. Già nell’ agosto dello scorso anno, infatti, a seguito di un’ ispezione, era stato riscontrato l’ uso di teloni deteriorati dal tempo che, inevitabilmente, non bloccavano la diffusione in atmosfera delle pericolose fibre. Ma nessuno ha mosso un dito per rimediare. Dopotutto, quella iniziata a luglio scorso non è che l’ ennesima inchiesta che coinvolge i vertici dell’ industria gelese che hanno, spesso, negato persino la presenza di amianto all’ interno del sito.