RACCONTI & OPINIONI

A Roma 15 ottobre. Incazzati in migliaia dopo le violenze degli incappucciati in divisa contro migliaia di persone inermi


15 ottobre. Sì, ci siamo: l’altra faccia del corteo, quello che non attrae i mass media  Un’altra faccia del corteo: quella che fa capo agli studenti, arrivati da piazzale Aldo Moro a piazza dei Cinquecento,ore 15,00 circa, a una parte dei Movimenti del diritto all’abitare, di Roma, i Blocchi Precari Metropolitani e a molti altri: lavoratori, famiglie, associazioni, comitati. Sono più di duecentomila nella capitale le persone che hanno manifestato pacificamente. Dietro le immagini schock riprese dai mass media che riproducono una San Giovanni che brucia, scontri e violenza voluti, però, occorre evidenziarlo, da una minoranza, c’è dunque chi a Roma ha manifestato dall’inizio alla fine cercando unicamente un posto dove potersi fermare per radunarsi in una grande assemblea e decidere così come proseguire questo 15 ottobre. “Sarà un corteo assolutamente pacifico – dichiara Luciano Iallongo dei BPM- siamo qui per manifestare con le famiglie, i bambini e proseguire le giornate che hanno avuto inizio il 10 settembre a Roma con l’assemblea al deposito dell’ATAC”. Un corteo pacifico, il cui percorso è stato deviato ripetutamente fino a raggiungere via dei Cerchi, dove camionette e cellerini hanno impedito ai manifestanti di occupare il Circo Massimo. Gli stessi che poi decidono di muoversi verso Piramide. E qui i gruppi si dividono. Sono quasi le venti: i Blocchi Metropolitani con le famiglie riprendono la strada di casa, gli studenti scelgono di dirottarsi nuovamente a piazzale Aldo Moro. Propri o qui, verso le 23,00, la strada è invasa da un centinaio di persone: sono un gruppo di “indignati” di San Giovanni, formatisi a maggio grazie a un gruppo di indignatos in erasmus a Roma: dicono di incontrarsi ogni lunedì e mercoledì nei giardini di San Giovanni e questa notte sono lì per non tornare a casa. “Stiamo sentendo gruppi di indignati che si trovano nelle strade di Roma – mi spiega Claudio - Ora raggiungiamo piazza Santa Croce in Gerusalemme, lì ci sono altre ottanta persone decise a non rientrare a casa. E il parroco della parrocchia si è mostrato pronto a ospitarci in caso di eventuali problemi”. Poi c’è chi ha fatto più di trecento chilometri e “Noi ci uniamo a loro perché il 15 ottobre deve proseguire”, mi dice Giulia. E’ difficile riportare una manifestazione svoltasi pacificamente, cercare la notizia da consegnare al lettore e ai più curiosi. Possiamo dirlo? Fa sempre più notizia “un morto di un vivo che fatica a camminare, ma resta in piedi”, una piazza che brucia di un’altra che tenta di sedersi per un’assemblea che vuole discutere su come proseguire il 15 ottobre. Ma per chi era dalla parte del corteo pacifico, lungo una manifestazione durata ben sei ore, è chiaro che questa giornata è andata come doveva andare: segna l’inizio di un’altra serie di incontri che movimenti, associazioni, studenti, vorranno indire per discutere su come procedere. Questo era l’obiettivo di oggi e questo dovrà essere: “non fermare il 15 ottobre”. Per il resto: indignazione piena anche per la violenza di ha messo a repentaglio la sicurezza e la vita delle persone.Isabella BorgheseCoop. Libera Roma 16 ottobre 2011