RACCONTI & OPINIONI

Il manuale dei disturbi mentali introduce 550 nuove sintomatologie, “contaminando” sempre più persone. Anche in Italia


La fabbrica delle psicosi quando il malato è un business  Il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders - Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) è la “bibbia” degli psichiatri in tutto il mondo, il manuale che raccoglie diagnosi e prescrizioni per le malattie mentali. Nel 2013 uscirà la quinta versione, che però potrebbe includere tra i malati milioni di persone sane, alle prese con semplici, comuni momenti di tristezza o sconforto. L’allarme viene da Allen Frances, psichiatra americano già capo della Commissione che ha redatto la quarta edizione del DSM, intervenuto alla manifestazione Wefree Day organizzata dalla comunità di San Patrignano. «Un sistema diagnostico è importante per stabilire i confini tra malattia e normalità e determinare chi ha effettivamente necessità di farmaci», afferma Frances, «il problema è che negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria inflazione diagnostica, la cui responsabilità ricade su medici e case farmaceutiche».   Scioccanti i dati: «Già oggi, il 25 per cento della popolazione USA, circa 45 milioni di persone, si vede diagnosticare un disordine mentale, eventualità che accade alla metà della popolazione entro l’età di 82 anni. Nel DSM-IV abbiamo cercato di essere più cauti possibile ma non abbiamo comunque evitato l’aumento a 357 delle patologie classificate». Rispetto a quanto avveniva con il DSM-III, le diagnosi di disordini bipolari sono aumentate del 40 per cento, quelle di autismo del 25 per cento, quelle di ADHD, la sindrome da iperattività e deficit di attenzione, sono raddoppiate. Il rischio è che, con la prossima edizione, le cose peggiorino (si parla di ben 900 patologie incluse), portando «a includere tutta la popolazione» tra i malati di mente. La sola ansia con depressione, in Italia, vedrebbe almeno 3 milioni di potenziali pazienti.   «Anche un dolore da lutto, quindi del tutto normale, potrebbe essere diagnosticato come depressione», chiosa lo psichiatra. Inoltre i medici spesso sottovalutano gli effetti collaterali degli psicofarmaci: «Da quello di obesità alla dipendenza». Ne è un caso l’Oxycontin, antidolorifico oppiaceo potentissimo, uscito sul mercato nel 1996 dalla Purdue Pharma dopo l’autorizzazione della FDA. Pur sapendo che il rischio di dipendenza può raggiungere il 50 per cento la Purdue lo quantificava intorno all’uno per cento. Una falsità che negli Usa è costata all’azienda 646 milioni di dollari per pubblicità ingannevole. Ora anche il Canada si appresta a chiedere i danni attraverso una classa action guidata da Ray Wagner, avvocato di Halifax, presente al WeFree Day. Secondo Frances, «ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze dei produttori di droghe illegali.   Il problema non è nella malafede dei membri della Commissione del DSM, ma nel non rendersi conto che le loro indicazioni, in mano a medici frettolosi e non sempre competenti, con la pressione pubblicitaria delle industrie farmaceutiche, possono indurre gravi abusi. Gli antipsicotici in Usa sono i farmaci più venduti, con un giro d’affari di 50 miliardi di dollari all’anno, il 5 per cento del totale. Le nostre attuali conoscenze fra l’altro non ci permettono la loro prescrizione preventiva». Giuseppe Di Eugenio 18/10/2011www.terranews.it