RACCONTI & OPINIONI

Intervista prima della manifestazione anti TAV. La maturità del movimento contro la violenza dei media e dei governanti


«Militari e mezzi pure nei boschi. Ma noi abbiamo già vinto» Nicoletta Dosio, segretaria del circolo Prc di Bussoleno, ieri pomeriggio si trovava con altri pochissimi compagni presso la baita Clarea, avamposto posizionato a pochi metri dalle reti che cingono il cantiere, all'interno della zona rossa. Il che significa: o se ne tornano a casa senza poter rientrare o restano lì senza poter tornare a casa.  Rimarrete in questa zona assediata o no?Io rimango, non nessun dubbio. Com'è la situazione dove dovrebbero essere tagliate le reti?Surreale. Le strade che arrivano fin qui sono presidiate e bloccate da sbarramenti in cemento. I militari sono usciti dal cantiere-fortezza e si stanno posizionando nei boschi in ordine sparso. Io ho visto poliziotti, carabinieri, finanzieri, cacciatori di Calabria, forestali e buoni ultimi gli alpini. Oltre agli uomini, centinaia, ci sono i mezzi cingolati, le camionette blindate e gli idranti. Sopra le nostre teste volteggiano elicotteri e nuove telecamere sono state posizionate un po' ovunque. Noi resteremo qui perché non vogliamo che con un colpo di mano prendano il presidio e magari lo devastino, come è già capitato in passato. Cosa accadrà oggi?La volontà di attaccare è ben salda in tutto il movimento. Attaccare non simbolicamente voglio sottolineare. Il bosco che circonda questo finto cantiere è enorme e la gente potrà raggiungerci usando i sentieri, anche quelli tracciati dagli animali. Ricevo centinaia di messaggi di valligiani e non che mi danno appuntamento qui alla baita presidio. Il movimento vuole arrivare al presidio e non essere rinchiuso dentro un recinto a due chilometri da qui. Sarà una vittoria materiale e morale. Sulla vittoria morale siamo d'accordo ma su quella materiale…La vittoria morale è data dalla simpatia diffusa che il movimento raccoglie in tutta Italia. Non era mai accaduta in valle una esposizione mediatica come quella di questi giorni. E finalmente le ragioni dei numeri e della scienza stanno bucando la cappa di bugie interessate che imperversa su questa vicenda dell'alta velocità. Finalmente si sta costruendo una relazione tra la povertà crescente di milioni di italiani e lo sperpero di denaro pubblico come l'alta velocità. Il popolo sta capendo che i soldi buttati in val Susa, esempio che inquadra un modello, finiscono nelle tasche di padroni e politici in combutta tra loro. La gente vuole capire e soprattutto costruire relazioni tra noi e la loro realtà. Tra la povertà dei tanti e la ricchezza di pochi. La vittoria materiale è ciò che stiamo vedendo intorno a noi. Una cantiere senza un operaio impiegato a fare lavori da cantiere. Voglio dire, qui fino ad ora più che reti, filo spinato, telecamere e luci notturne non è stato posizionato nulla. Non hanno nemmeno fatto gli espropri dei terreni privati. In quattro mesi. Questo perché sanno che i lavori sono impossibili in questo clima, e non perché non sono ancora pronti. Il movimento Notav con la sua pressione ha bloccato tutto. C'è una enorme caserma che brucia novantamila euro al giorno e cinquecento mila nei week end come questo. Il tutto mentre, proprio qui in val Susa, chiudono ospedali e le scuole crollano, e non sto facendo metafore retoriche. E' chiaro che io vorrei aprire questo cancello e entrare dentro. Al momento non è possibile ma diamo tempo al tempo. La resistenza partigiana è stata lunga ma vittoriosa. Hanno avuto pazienza i nostri vecchi, l'avremo anche noi. In noi rimane inflessibile la speranza, il sogno e la determinazione, perché sappiamo di combattere una lotta feroce contro il capitale che ha solo voglia di denaro, sempre di più. Non abbiamo alternative. Non torneremo mai a casa e saremo qui fino all'ultimo momento di lotta perché questo coincide ormai con la nostra ragione di vivere, con la nostra ideologia e i nostri sogni. Maurizio Pagliasotti 23/10/2011www.liberazione.it