RACCONTI & OPINIONI

la Commissione parlamentare ha verificato 470 episodi di cure inadeguate di cui 329 con un decesso. Record in Calabria.


Casi di malasanità in aumento, la metà al Sud Non solo le “cliniche dell’orrore” o vicende processuali, come quella che vede imputato Giampaolo Tarantini in Puglia, di appalti truccati nelle forniture ospedaliere. La cosiddetta malasanità vive anche di disfunzioni del sistema sanitario nazionale, di responsabilità personali e gestionali, di deficit finanziari. In quasi due anni e mezzo la Commissione d’inchiesta della Camera dei deputati sugli errori sanitari ha contato 470 episodi di cui 329 terminati con la morte del paziente. Una media di quasi due al giorno, di sedici casi ogni mese. L’indagine della Commissione parlamentare ha verificato dall’aprile 2009 al settembre scorso esclusivamente le segnalazioni pervenute, cosicché il dato reale rischia di porsi su ordini di grandezza ancora più preoccupanti. Dei 470 casi di malasanità, 326 sono stati ricondotti a “presunti errori” addebitabili a medico o alla singolo ospedale; gli altri 144, invece, alle “altre criticità” del sistema, dall’ambulanza in ritardo alla inidoneità del primo intervento. La disposizione geografica degli incidenti, però, parla meglio dei numeri.   Dal lavoro svolto dalla Commissione si evince che il 54 per cento dei casi si è verificato in ospedali del Meridione e, in particolare, in alcune regioni: alla Calabria è stato riconosciuto il primato della malasanità con 97 casi di cui 78 conclusi con un decesso, seguita da Sicilia (91 casi e 66 morti), Lazio (rispettivamente 51 e 35) e Campania (31 e 25). Tenendo presente che nessuna area del Paese è immune, le situazioni di migliore cura del paziente sono state ravvisate in Trentino, con un solo caso, Sardegna e Molise (2), Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Marche (3) e Umbria (4). Il motivo di questi bassi tassi di incidenza dipenderebbe dal fatto che si è potuto escludere una malasanità di tipo strutturale, vale a dire disfunzioni e carenze organizzate del sistema sanitario che, invece, accomunano le regioni del Sud Italia. Contro le “malpractises” si è scagliato il presidente della Commissione, il deputato Idv Leoluca Orlando, sottolineando che «potrebbero essere evitate se gli operatori denunciassero spontaneamente anomalie e disfunzioni.   Tuttavia - ha aggiunto - pratiche di selvaggio spoil system rischiano di indurre l’operatore a essere più preoccupato di non creare problemi al manager o al politico che procede alla nomina, piuttosto che provvedere in condizioni di sicurezza per sé e per i pazienti allo svolgimento della propria attività istituzionale». D’accordo con la denuncia anche il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva che ha segnalato «un aumento della conflittualità tra medici e cittadini». Secondo l’associazione, alcuni fattori come il blocco del turn over, la carenza di personale o i piani di rientro «incidono negativamente sui livelli di qualità e sicurezza del nostro servizio sanitario. Così, mentre aumenta l’aspettativa di qualità e sicurezza del cittadino, lo stesso si scontra quotidianamente con i disservizi e le carenze del sistema».   In difesa della professionalità dei medici è intervenuto il Sindacato professionisti emergenza sanitaria (Spes) richiamando «studi internazionali che hanno già verificato che il 70 per cento dei presunti casi di malasanità è dovuto a disfunzioni e carenze organizzate del sistema sanitario». Nonostante la vischiosità del problema della responsabilità medica, il presidente della Commissione ha scongiurato «il clima di preoccupazioni e paure tra professionisti della sanità» così come l’esito «controproducente di difese corporativistiche». Intervenendo a commento, il presidente della Commissione d’Inchiesta sul servizio sanitario nazionale, il democratico Ignazio Marino, ha preannunciato la presentazione di un emendamento al disegno di legge sulla sperimentazione clinica in discussione al Senato che «regoli la gestione del rischio clinico» perché, ha spiegato, «nel nostro Paese non esiste una normativa e il timore di denunce o aggressioni costituisce una barriera a volte insormontabile». Dina Galano 25/10/2011