RACCONTI & OPINIONI

Le idee e i progetti di regime albergano solo a destra? Fosse vero la democrazia italiana non sarebbe così malmessa


De Benedetti e Grillo uniti nella lotta  Strano ma vero, il signor Beppe Grillo e l’ingegner De Benedetti sembrano animati da un furore che li accomuna. Ognuno con i propri mezzi lancia spesso campagne per la libertà di stampa e di informazione ma cosa intendono? La libertà di riempire pagine e pagine sulle porno intercettazioni di Berlusconi e accoliti? La Libertà di poter orientare il pubblico di “consumatori” dell’informazione in maniera plurale? E infine la libertà di decidere dove finisce la libertà. La libertà di informare finisce dove comincia il mercato. Ennesimo pensiero dietologico? Forse, ma gli indizi sono troppi! Abbiamo un gruppo editoriale e imprenditoriale intenzionato ad accaparrarsi tutto quello che resta dei lettori e consumatori di stampo progressista. Lo fanno con ogni mezzo necessario! Gadget, un servizio on line all’avanguardia, inchieste – talvolta platealmente inventate – ma che tirano e risucchiano quote di mercato. Abbiamo una nicchia costituita da un centinaio di testate, in parte di sinistra, in parte locali e alcune di centro destra, la cui sopravvivenza è condizionata da una legge sull’editoria che garantisce pochi fondi, erogati con un anno di ritardo, ma che permettono di respirare. Testate che dalla legge del mercato sarebbero schiacciate ma che, oltre a dar lavoro a migliaia di giornalisti, poligrafici e impiegati, offrono una informazione che altrimenti sarebbe espunta dai grandi palinsesti. Da anni e nel silenzio assoluto, queste testate vengono periodicamente sottoposte a tagli orizzontali nei finanziamenti. Fra le ragioni il fatto che esiste una vera e propria giungla delle erogazioni: parlamentari che si fanno un giornale in proprio e ottengono finanziamenti senza che il loro quotidiano entri mai in edicola, clientelismi di vario tipo, finte testate no profit e chi più ne ha più ne metta. Da anni il parlamento dovrebbe elaborare un regolamento per definire le regole delle testate che dovrebbero essere sostenute ed eliminare dal lungo elenco dei beneficiari coloro che non ne hanno diritto. Cooperative come Il Manifesto con una tradizione di impeccabile voce critica del sistema, o quotidiani di partito come Liberazione che hanno nel proprio giornale l’unico strumento reale per farsi  conoscere all’esterno, sono il frutto di un lavoro enorme, sono carne e ossa, rappresentano qualcosa che è necessario poter continuare a trovare in edicola. Si può dire con altrettanta onestà che anche Il Secolo o La Padania distanti anni luce dal nostro contesto, servano a dimostrare che esiste ancora uno spazio democratico ben più ampio dei talk show televisivi. Ma il regolamento non arriva. Un caso? Una distrazione dovuta alla scarsità di tempo di cui dispone l’onorevole Bonaiuti che dovrebbe esserne “l’imparziale” realizzatore? Nel frattempo la crociata contro la casta dei giornali di partito ha trovato un suo Goffredo Da Buglione nel comico genovese, sempre più preso dal suo ruolo di leader della nuova politica. Soldi dei cittadini che non debbono essere così sprecati sostiene il Grillo parlante, in periodo di magra è facile abboccare ad un messaggio così populista. Qualcuno provi a spiegare al Grillo in questione che se vincesse la sua idea a poter comunicare resterebbero soltanto i ricchi, i gruppi che già condizionano notevolmente ogni spazio informativo. E non a caso, proprio in questi giorni, con un finto tono allarmistico in realtà terribilmente ammiccante, il settimanale del gruppo De Benedetti (L’Espresso) pronostica una grande affermazione elettorale per il movimento degli hotel di lusso. (Le 5 stelle). Non basta? Uno dei cavilli su cui Repubblica  è “curiosamente” più insistente nell’attacco formale ma non sostanziale al sistema berlusconiano, riguarda le capacità ricattatorie del latitante Lavitola, direttore di un giornale un tempo glorioso ora finto L’Avanti. Secondo gli agenti di Repubblica, è grazie al potere di Lavitola che finora sono stati erogati i finanziamenti all’editoria di cui egli stesso beneficia. Traduzione: sono soldi di manigoldi che non debbono più essere erogati. E sempre per curiosa coincidenza lo stesso quotidiano di De Benedetti, ignora una piccola notiziola che esce finora solo sul rivale Corriere della Sera. I direttori delle principali testate la cui vita è messa a rischio hanno scritto una lettera a Napolitano di cui Controlacrisi.org  ha già dato notizia, e il presidente ha risposto non con frasi di circostanza ma assumendosi un impegno. Diciamola tutta, non si tratta di difendere privilegi o benefici: se in Italia ci fosse un servizio pubblico degno di questo nome il problema non si porrebbe. Si tratta del fatto che per Repubblica ed un vasto schieramento progressista ci si può battere solo per una certa libertà di stampa, quella che si afferma nel mercato, che non veicola idee fastidiose e non mette in discussione il bipolarismo con cui si vorrebbe far percepire il mondo. Per costoro, per noi, il diritto all’informazione non vale, al massimo ci si doti di un comico famoso e ricco e si costruisca un blog populista e antipolitico. Lì c’è ancora spazio. Stefano  Galieni 30/10/2011 www.controlacrisi.org