RACCONTI & OPINIONI

Una mostra ha inaugurato l'VIII congresso di Rifondazione Comunista. La politica partecipata ha la bellezza dell'arte


Provare e riprovare, la politica e l'arte per migliorare il mondo  L'arte per festeggiare un compleanno importante. Stiamo parlando dell'VIII congresso di Rifondazione comunista, iniziato ieri a Napoli, presso la Mostra d'Oltremare, a poco più di vent'anni dalla nascita del partito avvenuta nel febbraio 1991. Proprio all'ingresso del palazzo sede dell'assise è collocata "Provare e riprovare", una mostra d'arte appunto, o per meglio dire, come recita il comunicato stampa realizzato per presentare l'iniziativa, una «felice combinazione di due linguaggi, quello della politica e quello dell'arte», che sono appunto alla base di questa grande installazione site specific, nata grazie al contributo decisivo dell'Archivio del Prc e di Roberto Gramiccia, con l'allestimento di Cristian Coniglio e Francesco Pezzini. Si tratta di un ambizioso intervento che incrocia opere di importanti artisti contemporanei, appositamente realizzate, con una selezione di materiali iconografici multimediali (1991-2011) costitutivi del complesso documentario dell'Archivio del Prc, vincolato dallo Stato e in via di completamente. E' doveroso riportare l'elenco degli artisti e delle artiste che hanno consentito con il loro impegno la realizzazione di questo evento: Tito Amodei, Aurelio Bulzatti, Lucilla Catania, Stefano Di Stasio, Marilù Eustachio, Paola Gandolfi, Felice Levini, Giancarlo Limoni, Adele Lotito, Luca Padroni, Claudio Palmieri, Cloti Ricciardi e Andres Torca. Quest'ultimo ha realizzato ieri in presa diretta un'opera proprio in occasione della giornata inaugurale del congresso. Sono quattro le direzioni verso le quali si articola la kermesse: si tratta di "Piazze" che vogliono rappresentare lo spazio della politica in cui la vicenda del Partito della Rifondazione comunista si colloca. Momenti di incontro e discussione, tappe centrali di percorsi individuali e collettivi, attraverso video, fotografie, manifesti, dipinti e sculture e un'edicola appositamente realizzata dedicata a Liberazione. Con la scelta di queste modalità si vuole testimoniare l'irrinunciabile sfida al cambiamento dello stato di cose presenti. Per finire verranno proiettate in loop, prevalentemente in digitale, circa 5mila immagini d'archivio e 300 ore di filmati. Per il segretario del Prc Paolo Ferrero «questa mostra, che parte dall'archivio di Rifondazione comunista per arrivare alle opere d'arte che hanno liberamente interpretato il tema della liberazione dell'uomo e della donna, vuole essere un piccolo contributo a questa opera di scardinamento di quella storia dei vincitori che si base sulla loro narrazione. Questa mostra, intrecciando rammemorazione del passato e apertura creativa al futuro parla di noi, del nostro presente, che non è indefinito e sospeso a mezz'aria, ma collocato dentro una storia». Per Linda Santilli, responsabile dell'Archivio del Prc, la mostra è «l'approdo di un lavoro di mani laborioso, e di cuore, durato due anni a scartare pacchi di carte polverose, sfogliare fotografie e manifesti, maneggiare ricordi, i nostri, nello sforzo di ricongiungerli con il presente. Collegare i documenti tra loro. E' il nesso tra le carte che fa l'archivio, non altro. Ci vuole scrupolo, e noi nel nostro piccolo ne abbiamo impiegato tanto». Roberto Gramiccia, curatore della kermesse, dal canto suo, ritiene che «l'ideologia della rassegnazione programmatica è quella che permea di sé il senso comune che ha preso oggi le sembianze del pensiero unico neoliberista. E' contro l'arroganza di questa forza culturale che "Provare e riprovare" si pronuncia per dimostrare che esiste una possibilità di riscatto dalla dittatura di una sottocultura, purtroppo tutt'ora egemonica, che tutto rinvia ad un'idea di vita risolta entro un misero orizzonte individualistico». Ma l'arte, conclude Gramiccia, è «per sua natura obiettivamente progressiva. Ed è per far volare i nostri manifesti e le nostre piazze che oggi l'abbiamo chiamata qui. Per sorprenderci e per spiazzarci. Per interrogare e far riflettere. Per dimostrare la sua natura gratuita e la sua forza». L'arte insomma ha un ruolo centrale per cambiare il mondo. Gramiccia ricorda James Hillman che nel 2010 scriveva: «Se i popoli si accorgessero del loro bisogno di bellezza, scoppierebbe la rivoluzione». Quanto mai veritiera questa affermazione, se consideriamo quanto il capitalismo abbia contribuito ad avvilire proprio il concetto di bellezza, sia quello relativo alla natura, sia quello partorito dalla stessa umanità e della sua storia. Vittorio Bonanni03/12/2011