RACCONTI & OPINIONI

Falde acquifere affioranti in una discarica di amianto. Bustarelle agli agricoltori della zona


Amianto, i rifiuti dimenticati di Cappella Cantone Nella Lombardia dei rifiuti sepolti sotto la futura autostrada Brescia-Bergamo-Milano e destinati fin sotto la tratta Alta velocità Brescia-Treviglio che correrà di fianco alla BreBeMi, è il cremonese, e in particolare il territorio del comune di Cappella Cantone, il centro della “operazione Locatelli – Nicoli Cristiani”. La super tangente di 100mila euro che dalle casse del gruppo Locatelli sono finite, secondo quanto emerge dall’inchiesta, nel cassetto della scrivania dell’ormai ex vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani (Pdl) sarebbe infatti servita per accelerare e ammorbidire l’iter di autorizzazione per una discarica di amianto in quel di Cappella Cantone, nella ex cava Retorto. A metà strada tra Cremona e Crema, Cappella Cantone è un piccolo comune, poco più di cinquecento persone, formato da un insieme di piccolissime frazioni i cui abitanti, con l’ausilio dei comitati, dei movimenti della zona e dei partiti di centrosinistra, Prc di Crema in testa, da sempre si sono battuti contro il progetto della ditta Locatelli. «Un progetto» sottolinea Mariella Megna del comitato Cittadini contro l’amianto «che oggi si mostra per quel che è sempre stato, almeno per noi: inaccettabile, insostenibile ma soprattutto illegale». Ripercorrendo la storia del progetto quello che emerge è un vero e proprio “sistema”che parte dall’acquisizione dell’ex cava e arriva alla consegna della tangente a fine settembre in un noto ristorante milanese. Tutto ha inizio il 14 giugno 2007 quando la società Cavenord acquista un terreno in località Retorto per 2 milioni e mezzo di euro, «circa sei volte il valore di mercato» spiegano i cittadini della zona, per poi, il 21 agosto, fare domanda alla regione Lombardia per realizzare una discarica di amianto. Parte la procedura di Valutazione di impatto ambientale (VIA) ma il progetto è insostenibile, in primis data la vicinanza (meno di un chilometro) dalla discarica di rifiuti solidi urbani di Corte Madama a fronte di un vincolo regionale di cinque chilometri come distanza minima. Ma grazie all’allora “impegno” dell’assessore allo Sviluppo sostenibile, Massimo Buscemi, oggi assessore alla Cultura in quota Pdl, questo vincolo viene tolto. Nel 2009, però, la provincia di Cremona approva il Piano Rifiuti senza togliere quel vincolo che, di fatto, farebbe decadere ogni progetto di discarica in quel di Cappella Cantone. È qui che entra in gioco direttamente il presidente Formigoni: il 14 agosto 2009, a neanche due mesi di distanza dalle elezioni provinciali che determinarono il passaggio della giunta da centrosinistra a centrodestra, viene nominato commissario per l’attuazione del Piano rifiuti regionale il neopresidente della Provincia di Cremona Massimiliano Salini (a capo di una giunta Pdl-Lega Nord) che toglie il vincolo. E mentre cittadini e imprese locali rispondono con ben quattro ricorsi al Tar di Brescia, il 27 maggio 2010 la Locatelli Gabriele Spa, già socia di minoranza della Cavenord, acquisisce il 100% delle quote societarie. Il 18 novembre 2010, però, la Regione è costretta a fare retromarcia: dai rilievi piezometrici effettuati dall’Arpa emerge come nella zona Retorto c’è una falda acquifera affiorante, appena 50 centimetri sottoterra a fronte di un minimo di due metri dal fondo della discarica. Cavenord ha tempo dieci giorni per modificare il progetto. Tutto tace. Ma per puro caso, il 15 gennaio 2011 e solo a fronte di una richiesta dei sindaci della zona, si scopre che le modifiche sono state apportate per tempo l’ultimo giorno utile (il 26 novembre 2010). Per la Regione Lombardia è sufficiente aggiungere due metri di sabbia e ghiaia per raggiungere la distanza minima dalla falda. Il progetto della discarica di amianto in una cava che, al primo temporale, si allaga totalmente può andare avanti incontrastato. «In fondo» commenta Giuseppe Moncada del comitato Stop nocività «l’inizio dei lavori per Expo 2015 si avvicinava e c’era il punto interrogativo su come e dove smaltire il materiale inerte contenente amianto derivante dall’abbattimento delle ex zone industriali su cui sorgerà Expo». E alla nostra domanda, «e l’Arpa?», la risposta di Mariella Megna è lapidaria: «come emerge dalle inchieste, diverse volte chi aveva interessi sul sito di Retorto ha pagato, con “bustarelle”, alcuni agricoltori proprietari di terreni limitrofi alla cava affinché non irrigassero i campi in concomitanza con le rilevazioni della distanza dalle falde, tenendo così basso il livello dell’acqua». Il resto, con il coinvolgimento nell’inchiesta del coordinatore degli staff della direzione generale dell’Arpa, Giuseppe Retondaro, è cronaca giudiziaria. Falde acquifere affioranti in una discarica di amianto. Bustarelle agli agricoltori della zona, «vizi di sostanza» commenta Mariella Megna «viste le tangenti pagate da Locatelli a Nicoli Cristiani che determinano irregolarità nei vari passaggi autorizzativi, e vizi di forma viste le bustarelle pagate a uno dei massimi dirigenti dell’Arpa e che hanno influito nella valutazione finale di idoneità o meno dell’area» fanno del progetto della discarica di amianto in quel di Cappella Cantone «un ex progetto». Perché ormai «la discarica» commenta Antonio Miglio segretario del Prc di Crema «non si farà più. E non accettiamo “se” o “ma”. Cappella Cantone non è un sito idoneo. Lo è stato per qualche mese solo per la corruzione che ormai dilaga nel “sistema Lombardia” e che arriva ai vertici del Pirellone. E ora che la procura ha messo la parola fine alla questione, è arrivato il momento di aprire un ragionamento su un metodo alternativo allo smaltimento dell’amianto rispetto al conferimento discarica». Daniele Nalbone14/12/2011www.liberazione.it