RACCONTI & OPINIONI

Una cruda riflessione contro le demagogie dell'antipolitica e per denunciare le dittature dei mercati


Sulla connessione fra i ladri di soldi e i ladri di democraziaDopo le dimissioni di Bossi e i tanti casi di corruzione denunciati che minano la poca credibilità che resta ai partiti, forse è il caso di aprire un dibattito anche scomodo e impopolare. Discorso scomodo e poco piacevole per chi affida il proprio futuro ad una rivoluzione realizzata per interposta persona dalla magistratura. Non si parli di complotto, chi scrive è convinto che esista una attitudine ormai strutturale, presente in gran parte dei partiti, che porta a compiere operazioni illecite, a confondere beni personali con il denaro pubblico, a costruirsi legami con potentati criminali o imprenditoriali per poter vedersi garantiti, non solo i costi della politica ma anche il tenore di vita dei propri leader. Una attitudine che andrebbe perseguita non, come viene fatta contemporaneamente ai blitz anti evasione, attraverso operazioni spettacolari ma mediante una rete di regole da rispettare e di controlli da effettuare. Una periodica ed attenta revisione dei bilanci dei partiti avrebbe evitato da anni, truffe, speculazioni, raggiri e avrebbe mantenuto a questi organismi che sono fondamentali per la democrazia, una maggiore credibilità. Ma si vuole mantenere questa credibilità? Oggi i partiti tutti sono più deboli, non possono intralciare, pena la perdita di consenso e non solo, le indagini che le diverse Procure della repubblica provano ad aprire. Una pulizia che in se potrebbe anche produrre effetti positivi, eppure si insinua un dubbio. Il dubbio è che in queste condizioni, già alle prossime scadenze elettorali nazionali, ci si ritrovi con un bel partito nuovo (do you remember Forza Italia?) , un partito immacolato di tecnici e tecnocrati bocconiani in grado di rendere inutili e obsoleti i vecchi strumenti della politica. 20 anni fa, con Mani Pulite, i partiti storici, ormai tanto costosi quanto inefficaci, vennero spazzati da un imprenditore che avrebbe dovuto rendere l’Italia ricca come lui. Una sbornia durata quasi 20 anni che ha spazzato via gli elementi basilari della democrazia rappresentativa, che ci ha trasformato da cittadini in sudditi /telespettatori, in commentatori /tifosi di leader mediocri anche se incantatori. Ma forse la trasformazione che si vuole effettuare è ancora più profonda. Quella di annullare l’idea stessa che i partiti possano servire a qualcosa, che il potere possa essere gestito in maniera neutrale e quasi salvifica da professori in loden invisibili e intercambiabili. Quella che insomma possano essere direttamente le creature aliene prodotte dall’economia e dalla finanza a costruirci attorno il “mondo nuovo”, privo di conflitti e di diritti, senza la perdita di tempo e di denaro delle assemblee elettive, dei parlamenti, della partecipazione diretta alle decisioni importanti. Avviene a livello continentale con i patti di strangolamento attraverso cui ci si impadronisce della gestione dei singoli Paesi più esposti alla crisi, avviene a livello nazionale attraverso un impoverimento progressivo di democrazia e una sottrazione progressiva di sovranità popolare. Perché questo avvenga in maniera indolore i partiti tutti debbono essere percepiti come inutili, costosi e composti solo da ladri e fannulloni, tutti debbono essere accomunati con l’ignominia e il disprezzo popolare. Facile immaginare che a breve qualcuno riproporrà anche una leggina per abolire o ridimensionare il rimborso elettorale ai partiti, proposta che incontrerebbe il favore della pubblica opinione e che porterebbe ad avere come controindicazione il fatto che solo chi ha risorse proprie potrà rivestire ruoli istituzionali. Chi vive di politica intanto deve essere additato come un untore, un parassita da eliminare, la stessa parola “politica” su cui si fondano millenni di storia occidentale deve assumere un valore negativo e mefitico. Dopo Mussolini e Berlusconi insomma un altro “uomo della provvidenza”, probabilmente anche egli benedetto dalle gerarchie vaticane, ma più impalpabile e venefico, capace di condurci verso una dittatura mascherata da un aurea di rispettabilità conferita dalla Bce, dall’Fmi, dalle agenzie di rating. Ma siamo certi che questo porti ad un maggior igiene pubblico oppure ci porterà diritti e senza indugio in un fascismo finanziario in cui a posto delle squadracce e dell’olio di ricino gireranno le bande di Equitalia con le cartelle esattoriali? I partiti vanno riformati e vanno ridefinite regole capaci di ampliare la partecipazione diretta dei cittadini alla vita pubblica, ma forse è il caso di portare questo tentativo di ragionamento ad un limite estremo. Servono partiti con maggiore democraticità interna ma capaci e senza infingimenti, di rappresentare interessi di classe, di rinunciare a quella leggerezza new age da anni Novanta che li ha trasformati in comitati elettorali per farli ridivenire soggetti attivi e utili della società. Passato e futuro della politica che da comunisti potremmo essere in grado di far riconnettere.Stefano Galieni6/4/2012 www.controlacrisi.org