RACCONTI & OPINIONI

La campagna di solidarietà con i dieci imputati ha raccolto 25 mila firme in un mese, nonostante l'ignobile silenzio stampa


Migliaia di firme per la Cassazione prima del verdettoSe davvero al G8 di Genova si è verificata «la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale» (Amnesty International), è curioso che undici anni dopo a rischiare qualche anno di galera ci siano dieci ragazzi che non hanno commesso alcuna violenza alle persone. In altre parole, picchiatori e torturatori delle «forze dell’ordine» sono rimasti pressoché impuniti, alti funzionari della polizia sono stati sospesi ma solo dopo undici anni di onorata carriera, i responsabili politici della «macelleria messicana» sono ancora saldamente al loro onorevolissimo posto, mentre venerdì 13 luglio la Cassazione dovrà decidere se confermare o meno la condanna a cento anni di carcere per dieci persone accusate di «devastazione e saccheggio»; un reato archeologico, concepito sotto la dittatura fascista, figlio del cosiddetto codice Rocco. «E’ inaccettabile che a 80 anni di distanza – scrivono gli attivisti della campagna 10×100 – questa aberrazione giuridica rimanga nel nostro ordinamento e venga usata per condannare eventi di piazza così importanti, che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone, come le mobilitazioni contro il G8 a Genova nel 2001». Sarebbe come colpirne 10 per educarne 300 mila, e sono persone che (forse) hanno rotto una vetrina, rubato una bottiglia in un supermercato o sottratto un motorino per attraversare la città, mentre a Genova era in corso una vera e propria caccia all’uomo – come si è conclusa, ormai è storia e non solo giudiziaria. La campagna di solidarietà con i dieci imputati (www.10×100.it) ha raccolto 25 mila firme in un mese. C’è motivo per essere molto soddisfatti, visto che l’appello non è stato sponsorizzato dai media mainstrem; ma anche no, perché se Genova è ancora una ferita aperta per la democrazia italiana – come si dice – allora forse questa campagna meritava un sostegno più diffuso. Le 25 mila firme (tra cui quelle di Mario Tronti, Ascanio Celestini, Erri De Luca, Curzio Maltese, Caparezza, Paolo Beni, Valerio Mastrandrea, per citarne alcune) venerdì alle 10,30 verranno consegnate alla Corte di Cassazione. Non si tratta unicamente di far sentire meno sole le dieci persone che rischiano la galera, ma anche di chiedere l’abolizione di un articolo del codice penale (419, «devastazione e saccheggio») che pur nella sua indeterminatezza può costare da 8 a 15 anni di carcere a chiunque si trovi più o meno direttamente coinvolto in quelle che un tempo si chiamavano sommosse. Uno strumento perfetto da applicare in ogni occasione, anche se la difficoltà nel definire in che cosa consistano la devastazione e il saccheggio (in termini qualitativi e quantitativi) ha già provocato alcuni ricorsi per incostituzionalità. Spesso è un reato che viene «riempito di significato» dal giudice stesso, perché non è chiaro, per esempio, cosa distingue il semplice danneggiamento dalla devastazione. Ecco perché è stato trasformato in un reato associativo, visto che è necessaria la partecipazione di più soggetti contemporaneamente per dire che si è trattato di devastazione, e così facendo la giurisprudenza ha ipotizzato il concorso morale, ravvisabile anche se il colpevole si limita ad essere presente in un luogo dove avviene un furto o la spaccata di una vetrina. Basta un fotogramma, e può scattare la condanna. Una logica assurda, soprattutto in una situazione come quella degli scontri di Genova in via Tolemaide. Non per niente, dalla caduta del fascismo, sono state rare le condanne per saccheggio e devastazione (recentemente per gli scontri tra tifosi e per le rivolte nei Cie). Eppure questa volta, spiegano gli attivisti della campagna 10×100, «tira una brutta aria».Luce Manara 10/07/2012 www.ilmanifesto.it