RACCONTI & OPINIONI

Ilva di Taranto: a fianco dei lavoratori, a difesa della salute dei cittadini, contro l’imprenditore dell’acciaio, Riva


Il grande ricatto tra lavoro e saluteSull'Ilva di Taranto tante sono state le prese di posizioni, politiche e sindacati, ipocrite sul provvedimento della Magistratura. Ipocrite perché sorvolano vergognosamente e con disinvoltura sugli anni di menefreghismo politico di fronte alle denunce circostanziate sui danni alla salute dei cittadini di Taranto, e degli stessi operai. Quindi la causa di migliaia di posti lavoro in pericolo va cercata in chi avrebbe dovuto intervenire, politica e sindacato, e non l’ha mai fatto se non a parole. Il dramma occupazionale dei lavoratori dell'Ilva di Taranto coglie in pieno questa contraddizione su questa fabbrica dei veleni. E’ il vile ricatto  tra lavoro velenoso e condizione sociale ma sulla sicurezza non si può e non si deve derogare. La difesa del lavoro deve andare di pari passo con la difesa della salute, assunto elementare sul quale lo stesso  sindacato rivendica in tutte le imprese con denunce e esposti atti a far rispettare leggi comunque lacunose nella difesa del diritto alla salute ed alla sicurezza. Dovrebbe essere la politica, con atti legislativi, e il sindacato con la lotta, prima ancora della magistratura a sentenziare che un'industria non può avvelenare la vita di chi lavora e dei cittadini che hanno la sfortuna di vivere vicino a quella fabbrica insalubre.franco cilentiDi seguito la dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista/Federazione della SinistraNell’esprimere la solidarietà ai lavoratori dell’ILVA che difendono con la lotta il loro posto di lavoro, voglio innanzitutto esprimere le mie felicitazioni per gli arresti di vari dirigenti dell’ILVA: la responsabilità dell’inquinamento è tutta dell’azienda che in questi anni ha guadagnato soldi a palate senza curare la tutela dell’ambiente di lavoro e senza abbattere l’inquinamento esterno. L’ILVA deve essere risanata e deve mettere risorse proprie per la bonifica. Le risorse che lo stato investirà devono diventare una partecipazione azionaria dello stato all’interno dell’azienda. È inaccettabile che lo stato paghi le bonifiche e la proprietà continui a guadagnare scaricando i costi sui lavoratori e sulla cittadinanza. Paolo Ferrero