RACCONTI & OPINIONI

Le aziende licenziano e da ladri fuggono all’estero. Mentre all'ALCOA in Sardegna scoppia la rabbia operaia


Dalla Fiat alle porcellane Ginori: tutti chiudono i battentiIl futuro dei lavoratori delle aziende in crisi è appeso a un filo, i dati dicono che a luglio è salito a 131 il numero delle vertenze discusse al ministero dello Sviluppo (erano 109 a gennaio 2011) per un totale di 163.152 lavoratori coinvolti (135.839 a gennaio dello scorso anno). Il numero sale vertiginosamente se si considerano i casi non ancora giunti sul tavolo di Corrado Passera, ma già avviati a livello territoriale, e per i quali la calendarizzazione è ancora in alto mare. Settore auto o farmaceutico, dalla chimica al tessile, elettrodomestici, oltre ovviamente al siderurgico – Ilva, Alcoa, l’acciaieria Lucchini della Severstal di Piombino, l’Euroallumina di Portoscuso in Sardegna -, la crisi colpisce tutti i settori, da nord a sud con particolare durezza sulle isole. Ecco alcuni casi caldissimi che aspettano urgentemente una soluzione.FiatMirafiori è sospesa in una lunga agonia, il Lingotto ha congelato investimenti per 1 miliardo di euro per i prossimi due mesi in attesa di vedere lo sviluppo del mercato dell’auto. A Pomigliano l’azienda ha annunciato una fermata dopo la pausa estiva che andrà dal 20 al 31 agosto. Termini Imerese aspetta risposte sul nuovo investitore: 1.468 lavoratori, ai quali si aggiungono quelli dell’indotto, restano con il fiato sospeso. Ai 658 operai della Iveco Irisbus della Valle Ufita non va meglio: l’accordo tra azienda e sindacati del dicembre scorso prevedeva la vendita o la ricollocazione del personale, ma appunto non se ne sa ancora niente. Fornero ha promesso che incontrerà Marchionne entro la fine di agosto. Ma la data ancora non c’è.Ansaldo e FinmeccanicaSul tavolo del ministero batte il capitolo Finmeccanica che nel 2012 ha annunciato di voler liberarsi di un gran numero di holding: si profila dunque la cessione di Ansaldo Breda, la vendita di Ansaldo Sts e di una quota che il gruppo detiene in Ansaldo Energia. A farne le spese maggiormente la Liguria con 7.400 lavoratori diretti e 5mila dell’indotto Finmeccanica.Richard GinoriDopo 277 anni Richard Ginori ha chiuso, per debiti, il 31 luglio lo stabilimento di porcellane di Sesto Fiorentino. La fabbrica ora è in liquidazione, il termine per la cessione sta per scadere. 337 lavoratori (80 impiegati e 257 operai) aspettano un acquirente.Settore farmaceuticoPfizer, il colosso del Viagra, manda in mobilità 83 lavoratori nello stabilimento di Ascoli Piceno e ha richiesto al ministero la cigs per altri 78 con la promessa che l’azienda investirà nella fabbrica marchigiana 13 milioni di euro nel 2012. Sigma Tau non ha ancora presentato un piano industriale, la vertenza resta aperta. La Corden Pharma di Sermoneta (Lazio) conferma 179 esuberi.Wind JetI passeggeri della compagnia aerea siciliana fallita in pieno agosto, dopo la rinuncia di Alitalia ad acquisirla, sono ancora in giro per gli aeroporti e per le stazioni del paese per provare a rientrare a casa con altri mezzi. Ma va ancora peggio ai circa 500 dipendenti della società in liquidazione e ai circa 170 dell’indotto: se Wind Jet non volerà più, tutti perderanno il loro posto di lavoro. Dopo il fallimento della mediazione il ministro Passera ha annunciato l’apertura di un tavolo sui problemi del trasporto aereo.Nokia SiemensDa Milano alla Sicilia, la crisi alla Nokia Siemens Network ha prodotto il licenziamento di 445 dipendenti su 1.104 al lavoro in Italia. Chiuderanno le sedi di Catania e Palermo, ridotto il personale a Milano (-367 lavoratori), Roma (-40) e Napoli (-6). Male anche sul fronte Ericsson, l’azienda intende liberarsi di 374 dipendenti e avvia la procedura per la collocazione in mobilità di impiegati e quadri in quasi tutte le sedi italiane. L’Alcatel Lucent licenzia 245 addetti su 2.100, al piano di rilancio manca ancora la siglia sull’accordo finale.ElettrodomesticiAlla Merloni, dopo la cessione dei tre stabilimenti in Umbria e nelle Marche il ministero dovrà vigilare sulla messa in pratica dell’accordo sindacale. All’Elettrolux si procede a colpi di esodi incentivati (-230 lavoratori per ora, il piano esuberi ne prevede ancora 500). All’Indesit, che pensa alla Polonia, la produzione nel sito di None (Piemonte) è stata strappata fino a ottobre. Che succederà poi?23 agosto 2012ùwww.ilmanifesto,it