RACCONTI & OPINIONI

Commissione d'inchiesta del Senato: le forze armate italiane non hanno mai avuto a che fare con l'uranio impoverito. Mah!


L'ultima su Quirra: «Non c'è uranio impoverito»Come in un processo in cui “il fatto non sussiste”, la terza commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito al Senato ha decretato all'unanimità l'assenza di elementi circa la presenza della nota miscela nelle aree dei poligoni di tiro: «Le forze armate non hanno mai utilizzato né posseduto o stoccato sul suolo nazionale munizionamenti di tale tipo». Un dispositivo di oltre 250 pagine, di breve pubblicazione integrale, che non porrà certo fine alle polemiche intorno al famigerato poligono di Quirra. Per il senatore Pd Gian Piero Scanu «allo stato attuale delle conoscenze non si può né affermare né negare con assoluta certezza la presenza dell'uranio impoverito sul territorio».I risultati finali della commissione stanno già producendo le prime risposte. Per il legale dell’associazione “Vittime Uranio” Bruno Ciarmoli «nessuna risposta è arrivata ai familiari degli oltre 200 morti e degli oltre 2500 militari italiani (dati assolutamente parziali) malati per possibile contaminazione da uranio impoverito». «I risultati finali dell’ultima commissione - continua l’avvocato - sono assolutamente deludenti, non è stata fatta nessuna chiarezza su malformazioni alla nascita, mancata adozione di misure di protezione per il personale italiano, ragion per cui la Difesa è stata condannata più volte a risarcimenti talvolta milionari in sede civile, errori nella concessione dei benefici previsti dalla legge, che hanno portato a un vero e proprio caos». Risultati che per Ciarmoli appaiono «in contrasto con quanto sta emergendo dall’inchiesta della procura di Lanusei che ha riscontrato tracce di torio (ben più pericoloso dell’uranio) nei cadaveri di pastori ed ex militari venuti in contatto con il poligono». I risultati delle indagini, condotte dal Procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi avevano infatti condotto alla richiesta di rinvio a giudizio di venti persone, fra militari, amministratori locali, medici e docenti universitari con le accuse di omissione (e omissione dolosa) aggravata di cautele contro infortuni e disastri; falso ideologico aggravato in atto pubblico; favoreggiamento aggravato; ostacolo aggravato alla difesa da un disastro; omissione di atti d’ufficio dovuti per ragioni di sanità e igiene. Per Mariella Cao, del comitato sardo “Gettiamo le basi” la commissione ha prodotto «autoincensamento e riproposizioni di quanto si diceva nel 2000, ovvero che le forze armate italiane non hanno mai avuto a che fare con l'uranio impoverito». Parole in libertà che fan finta di ignorare la presenza di eserciti stranieri nei poligoni sardi: «L'uranio impoverito fa parte dell'armamento standard dell'esercito americano e il missile incriminato - il Kormoran - era tedesco». «Non si può continuare a cercare l'uranio con metodologie adatte a non trovarlo; non si possono ignorare i morti e attribuire i decessi all'errata percezione; non si possono condurre indagini epidemiologiche senza considerare territori come quello di Jerzu dove cadono i missili e quindi certamente anche le nanoparticelle; non si può continuare a dire che uranio e torio sono nocivi solo se iniettati; non si può prescindere dagli altri contaminanti usati e che sono in dotazione alle forze italiane; non si può ignorare il fatto che con la maggior parte dei tumori il nesso è di probabilità». Si ribadisce quindi il tutto per «azzerare quei minimi risultati della seconda commissione. In essa operò l'allora senatore Mauro Bulgarelli arrivando a un punto preciso: pur non potendo dimostrare un rapporto di causa ed effetto - ma senza neppure escluderlo - il principio di precauzione sanciva che fino a prove contrarie fornite dalla scienza, la Difesa avrebbe dovuto risarcire». «E grazie al lavoro di quella commissione - continua Cao - furono ottenuti quei 75 milioni che oggi Scanu mette in mostra come conquista e che allora non furono spesi». L'altro obiettivo pare essere quello di riqualificare Quirra, anche qui, propagandando - non si sa bene in che termini - le chiusure di Capo Teulada e Capo Frasca. «Con la riqualificazione di Quirra si istituzionalizza l'esistente. Ora le multinazionali lì operanti sono coinquiline paganti, ma con tale disegno diventerebbero cooproprietarie nel quadro della “Difesa S.p.a.” tra droni e fotovoltaico industriale». «Continueremo a chiedere risposte al rappresentante del governo ogni 15 del mese in piazza del Carmine a Cagliari - ha concluso Mariella Cao - ma sappiamo che la soluzione è politica, e proprio per questo, essendo stati sentiti come comitato dall'equipe di Ingroia, avanziamo la candidatura di Mauro Bulgarelli per le prossime politiche nella lista Rivoluzione civile». Mauro Piredda10/01/2013 www.liberazione.it