RACCONTI & OPINIONI

Caro Ingroia, non ti curar di loro, ma "guarda e passa". Tanti personaggi all'opera in soccorso del PD in confusione


Dalla Bocassini a Saviano: Cannonate contro Ingroia, ma la mira è sbagliataPrima è stato il refrain del voto utile, poi la censura e poi infine gli attacchi a tutto campo. Non c'è che dire, i toni contro Ingrioa e la sua lista crescono come gli attacchi, scomposti, che si registrano ogni giorno.  Ieri sera in una intervista televisiva il magistrato titolare del "caso Ruby" ed a seguire Saviano su Twitter si sono scagliati ieri contro il leader di Rivoluzione Civile, colpevole a loro dire di essersi paragonato a Falcone.    “Come ha potuto paragonare la sua piccola figura di magistrato a quella di Giovanni Falcone? Tra loro esiste una distanza misurabile in milioni di anni luce. Si vergogni”, ha detto Boccassini. Alcuni minuti dopo è arrivato l'eroe di carta, Roberto Saviano  che con un tweet ha detto: “Giovanni Falcone non fece mai politica. Ilda Boccassini al TgLa7 ristabilisce la verità“.Peccato però però sia per la Bocassini che per Saviano che Ingroia non si è paragonato a Falcone, intervistato da un giornalista che lo invitava al commento sul perchè alcuni esponenti della magistratura lo criticavano Ingroia aveva detto : “L'unica spiegazione che posso dare è che ho detto sempre quello che pensavo anche affrontando critiche, criticando a mia volta la magistratura associata e gli alti vertici della magistratura. E' successo anche ad altri più importanti e autorevoli magistrati, a cominciare da Giovanni Falcone. Forse non è un caso che quando iniziò la sua attività di collaborazione con la politica le critiche peggiori giunsero dalla magistratura. E' un copione che si ripete“. Come si vede da queste dichiarazioni Ingroia non ha paragonato se stesso a Falcone, bensì ha fatto un parallelo fra le due “contingenze”. E infatti ieri, in tarda serata, è giunta la replica a Ilda Boccassini: “Prima di sparare a zero si informi: io non mi sono paragonato a Falcone. Bisogna misurare bene le parole prima di parlare e la Boccassini non ha nemmeno letto la mia dichiarazione. Io ho detto che ho percepito la stessa reazione stizzita di alcuni magistrati quando Falcone si impegnò con Martelli e oggi nei miei confronti dopo il mio impegno in politica, ma non ho detto che siamo la stessa cosa”.Vediamo oggi chi parte all'attacco.---------------------I veleni del Pd contro Rivoluzione civileE' una vera campagna diffamatoria quella scatenata contro Ingroia e la lista Rivoluzione civile dai supporter, mediatici e non, del Partito democratico, con in pole position Repubblica e la terza rete della Rai tv.Prima la vicenda della candidatura di Andolina, shakerata come un cocktail dalla televisione amica dei Democrat, per trasformare un caso di proporzioni e merito limitati nella dimostrazione incontrovertibile che tutti, nessuno escluso, hanno i propri scheletri nell'armadio. Ora l'invettiva di Ilda Bocassini, che si è inventata di sana pianta una surreale polemica contro l'ex pm di palermo colpevole, ohibò, di aver osato paragonarsi a Giovanni Falcone. E questo per aver egli detto di essere stato, come Falcone, "oggetto di critiche (eufemismo, ndr) dai colleghi magistrati" e di avere riconosciuto in Paolo Borsellino il proprio maestro.Nelle parole di Ingroia, in realtà,  non è possibile rintracciare alcuna enfasi autocelebrativa, nè il tentativo di lucrare rendite politiche issandosi sulle spalle di Falcone e mettendosi - come chiosa velenosamente il foglio di Ezio Mauro - "sullo stesso solco di un martire".Chi invece si ingaggia in una gratuita, sgradevolissima impresa di denigrazione (Ingroia?, "piccola figura di magistrato" (...) la cui distanza da Falcone è "misurabile in milioni di anni luce") è la Bocassini, che interpretando i "sentimenti" di una larga fetta della magistratura, si erige in realtà a censore morale della scelta di Ingroia di impegnarsi in politica. E, guarda caso, proprio nelle liste di Rivoluzione civile. Si guarda bene, l'Ilda nazionale, di pestare i piedi a Pietro Grasso, ben più corazzato competitor, che dei meriti conseguiti in qualità di magistrato si è fatto più e più volte vanto. Ma, si sa, Grasso è candidato nelle liste del Pd...A suffragare il carattere "politico" dell'attacco è poi sopraggiunta - in un battibaleno - la dichiarazione del Presidente di Corte d'appello di Roma, Giorgio Santacroce, che così ha tuonato: "Non mi piacciono i magistrati che non si accontentano di far bene il loro lavoro, ma si propongono di redimere il mondo". A "redimere" il mondo - ammesso che il mondo debba essere redento e non, piuttosto, cambiato - devono infatti restare altri, i soliti noti, che non hanno dato proprio grande prova di sè.Che il ferro va battuto finchè è caldo l'hanno capito bene i media amici di Bersani e soci, i più preoccupati per l'entrata in scena di Rivoluzione civile e impegnati come non mai a spacciare la merce avariata del "voto utile".Repubblica, però, va oltre e ci fa capire molte cose, non soltanto offrendo alla polemica una spettacolre rilevanza, come si usa fare per le notizie davvero importanti. Repubblica (nell'edizione di oggi, per la penna di Piero Calaprico) mostra fino in fondo il nervo scoperto di amici e compari e affonda il colpo decisivo: "Mentre le inchieste su quello che combina Cosa nostra oggi a Palermo e in Italia sembrano languire - scrive Calaprico - l'ex procuratore aggiunto palermitano si è dedicato soprattutto a riesaminare il "passato": come la trattativa, circa vent'anni fa, tra Stato e mafia, che tante critiche ha suscitato per i titoli di reato ipotizzati, per le telefonate registrate tra il Quirinale e l'ex ministro Pietro Mancino, per l'utilizzo dei documenti falsificati da Ciancimino".Capito dove batte la lingua?Avanti, dunque, caro Ingroia, non ti curar di loro, "ma guarda e passa".Dino Greco30/01/2013 www.liberazione.it