RACCONTI & OPINIONI

Un popolo senza ideali e autonomia di pensiero, senza capacità di riflessione? Vorremmo sbagliare ma le prove sono tante!


Il nuovo pifferaio magicoLe elezioni rivelano un paese disorientato, fragile, avviato al declino. Colpisce la difficoltà degli analisti di soffermarsi sulla qualità emotiva del voto. Comportamenti psicologici anomali di massa sono storicamente la causa più frequente di disastri politici. Per gli esseri umani la difesa della stabilità psichica è prioritaria rispetto al benessere (materiale, affettivo o erotico che esso sia). Se gli elettori si sentono sopraffatti dalle emozioni, perché nell’impossibilità di elaborarle e di gestirle, cercano di liberarsene anche a costo di ipotecare negativamente il futuro. Quando la rete di condivisione emotiva costruita dalle nostre relazioni private e pubbliche funziona bene, espande l’area di circolazione dei nostri vissuti modulando la loro intensità e ci offre modelli collettivi sperimentati che ci aiutano ad elaborarli. Quando la rete della condivisione funziona male, accade l’inverso: tutte le incertezze e le angosce intasano il nostro personale modo di sentire e di pensare. Il sentimento più difficile da sostenere in un periodo di crisi è la depressione che il riconoscimento dei problemi e il cambiamento necessario per uscirne comporta. Il superamento si ottiene con l’elaborazione della perdita in un doppio movimento: il recupero degli elementi più solidi della tradizione che garantiscono la continuità nella trasformazione; la costruzione di forme di relazione con le realtà nuove che liberano possibilità di vita precedentemente precluse. L’elaborazione della perdita richiede tre condizioni: istituzioni autorevoli e responsabili che incarnano i valori comuni; una società civile viva e propositiva che interroga i valori e li apre al rinnovamento; strutture forti di rappresentanza dei lavoratori che difendono dall’egoismo di classe. Queste condizioni sono state danneggiate a partire dagli anni ottanta. Siamo ormai un paese psicologicamente depresso, immerso in una crisi perenne (che precede di molto l’attuale crisi economica globale) e in preda a dispositivi di sopravvivenza maniacali. Berlusconi, incarnazione di una maniacalità che afferma come vita la morte, è riuscito a elevare il proprio modo di vivere nella costruzione artificiale, televisiva della realtà, a modello esistenziale. Oggi è di fatto finito ma diversi commentatori gli attribuiscono la vittoria sottraendola a Grillo. Sono vittime di un’allucinazione veritiera: Grillo è diventato (grazie anche al rigore depressivo di Monti) la resurrezione di Berlusconi, il pifferaio nuovo di una negazione magica della realtà che consente a chi vorrebbe guardare al futuro ma non ce la fa di volgere lo sguardo altrove. Cosa apprezza un italiano su quattro in questo uomo che gestisce il suo movimento come proprietà privata? L’assenza di forza di gravità nel suo programma che sospende domande contraddittorie nella vacuità di un progetto puramente antidepressivo.Sarantis Thanopulos 02/03/2013 www.ilmanifesto.it