RACCONTI & OPINIONI

Le indagini sui traffici di rifiuti tossici e radioattivi nel Mediterraneo tra la fine degli anni 80 e i primi anni 90


Navi dei veleni, la relazione della Commissione parlamentare accusa i servizi segreti deviatiSilenzi, omissioni, superficialità e complicità, fino ad un ruolo dei servizi segreti “condizionati da ragioni inconfessabili”. La relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, pubblicata ieri sul sito della Camera Dei Deputati, conferma quello che gli ambientalisti, e in particolare Legambiente, sostengono da anni: la magistratura non ha avuto sostegni adeguati nelle indagini sui traffici transnazionali di rifiuti tossici e radioattivi, che hanno interessato il Mar Mediterraneo tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Uno scandalo, quello delle navi dei veleni, in cui il ruolo dei servizi segreti viene stigmatizzato dalla stessa Commissione come inefficace e negligente. Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente nel commentare i risultati dell'inchiesta contenuti in più di 300 pagine di testo non usa mezze misure. Quello dei traffici dei rifiuti tossici è un altro capitolo orrendo della storia d’Italia in cui tornano tutti i protagonisti delle altre vicende: servizi segreti deviati, infiltrazioni della massoneria, faccenderie, personaggi politici corrotti, istituzioni fantasma. Le vicende e le indagini riassunte nella relazione, che passa in rassegna tutte le inchieste e gli episodi più rilevanti, a cominciare dalla morte del capitano Natale De Grazia, fotografano una realtà che non riguarda solo il passato. E' importante il riferimento che viene fatto dalla stessa Commissione – aggiunge Cogliati Dezza - a indagini recentissime che stanno alzando il velo sui traffici internazionali di rifiuti. Quella che emerge è l'esistenza di modalità e meccanismi illeciti che richiedono una 'competenza' accumulata negli anni da trafficanti e organizzazioni criminali". "Le vicende delle navi dei veleni ricostruite dalla Commissione - dichiara Nuccio Barillà, membro della segreteria nazionale di Legambiente - delineano un quadro complesso e per larghi tratti inquietante, dove silenzi, omissioni, superficialità e complicità si intrecciano, mettendo a nudo un periodo oscuro che ha attraversato la nostra Repubblica. Primo fra tutti la negligenza dei servizi di sicurezza e il ruolo ambiguo di altri pezzi dello Stato. Dunque è il momento che tutte le verità vengano alla luce. Per questo il lavoro della Commissione dovrà segnare un punto di ripartenza dell' impegno istituzionale e sociale in nome della chiarezza, della verità e della giustizia".L’inchiesta della Commissione parlamentare ha preso le mosse dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che segnalò la pratica delle “navi a perdere” da parte della criminalità organizzata, ovvero l’affondamento di interi carichi di rifiuti tossici e radioattivi davanti alle coste della Calabria e della Somalia (vicenda Alpi Hrovatin). Secondo un dossier di Legambiente gli affondamenti sospetti di navi, tra il 1979 ed il 2000, sarebbero 88.In un passo della relazione della Commissione parlamentare si scrive come Francesco Fonti, il collaboratore di giustizia da cui sono partite le segnalazioni ha sempre dichiarato, "sia pure modificando talvolta versione, che il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti radioattivi venivano gestiti dalla ’ndrangheta calabrese sulla base delle indicazioni fornite dai politici, i quali rappresentavano, a loro volta, il punto di riferimento delle grosse multinazionali operanti a livello europeo. In sostanza, poiché le grosse imprese non potevano lecitamente smaltire tutti i rifiuti prodotti, in quanto parte del materiale di scarto non era riconducibile alle linee di produzione legittimamente effettuate dalle imprese, l’unica possibilità di smaltimento era attraverso canali illeciti".Fabio Sebastiani 16/03/2013 www.controlacrisi.org