RACCONTI & OPINIONI

L'austerity nelle regioni in deficit ha provocato tagli massicci di servizi e aumento dei costi. I malati verso il privato


Sanità: ticket salati, il malato va dal privato Taglio dei servizi sanitari, incapacità di far fronte agli aumenti dei ticket da parte dei cittadini, crescente insoddisfazione nei confronti della qualità della sanità pubblica e ricorso massiccio ai servizi privati. Questi i dati principali emersi dal Rapporto Oasi 2012 dell'Università di Bocconi, presentato questa mattina dalla Fiaso (federazione di Asl e ospedali), un rapporto che fotografa la situazione di grande sofferenza della sanità pubblica italiana dopo i tagli imposti dall'austerity.Nel 2011, secondo il rapporto, i ticket sanitari sono aumentati del 40%, spingendo così quasi la metà dei cittadini italiani verso le prestazioni private, in grado di assicurare maggiore rapidità ed efficienza a fronte di costi ormai addirittura minori rispetto al pubblico. Il grado di soddisfazione della popolazione nei confronti dei servizi sanitari regionali è, infatti, drasticamente calato, di pari passo con i tagli effettuati: se al Centro-Sud ormai più del 50% dei cittadini giudica inadeguati i servizi offerti dalla sanità pubblica -con picchi del 62% al Sud-, la media del paese rimane comunque intorno al 44%.Una discriminante importante nella percezione della qualità dei servizi, secondo i dati del rapporto, è rappresentata dalle massicce politiche di tagli messe in atto dalle 8 regioni in piano di rientro dal deficit: in Campania, Lazio, Abruzzo, Molise, Piemonte, Calabria , Puglia e Sicilia, il livello di soddisfazione è ai minimi nazionali. I tagli imposti alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, e gli enormi sacrifici richiesti ai cittadini -si parla di quasi cinque miliardi versati sotto forma di tributi locali aumentati- sono stati necessari per far fronte ai buchi di bilancio che ancora a fine 2011 interessavano la maggior parte delle regioni italiane: il disavanzo maggiore lo avrebbe presentato il Lazio, con 815 milioni di passivo, seguito dalla Sardegna con 283 e il Piemonte con 260.redazione19/3/2013 www.globalist.it