RACCONTI & OPINIONI

Capolavoro del trio Grillo/Bersani/Berlusconi: l'anticostituzionale governo Monti resta in sella. Complimenti a chi li ha votati


I (gravi) rischi della crisi politica e istituzionale che stiamo vivendoLa sconfitta elettorale e politica di Rivoluzione civile non ci permette di esprimere, in queste ore, un punto di vista parlamentare sulla grave crisi istituzionale in atto. Abbiamo, però, il dovere dell'iniziativa politica e, soprattutto, sociale, in una fase di sconvolgenti cambiamenti, di"mutamenti di paradigmi". Mi limito qui, per ora, a due modeste osservazioni analitiche. Viviamo, lo diciamo da mesi, in uno "stato di eccezione permanente": la crisi definitiva della Seconda Repubblica, senza che si delineino i lineamenti della Terza (da quelli costituzionali, alla Forma/Stato, alla forma di governo, alla possibile nuova legge elettorale). La nostra iniziativa, quindi,  per quanto flebile sul piano massmediatico, è bene prenda sul serio la crisi istituzionale,  rilanciando non solo la necessità di una legge elettorale proporzionale che viva all'interno del bilancio/bancarotta del maggioritario (e di quella che D'Alema chiamò la "democrazia governante", con forme di semipresidenzialismo, di verticalizzazione delle decisioni,ecc.), ma anche di forme conflittuali di democrazia partecipata e di autogestione. Possiamo incalzare Grillo proprio sull'autoritarismo sostanziale che viene proiettato da un sistema a rete che pretende l'abbattimento della rappresentanza e che prefigura una democrazia senza partiti, sindacati, strutture intermedie. Una sorta di peronismo, nel bene e nel male. Grillo, infatti, va preso sul serio, perchè è portatore di un disegno anche istituzionale. Noi cogliamo l'occasione per precisare, ricercare, rilanciare una ipotesi di democrazia costituzionale, di democrazia sociale. Bersani non mette in difficoltà Grillo inseguendolo sul terreno delle forme della politica, apparendo la fotocopia sbiadita rispetto all'originale. Non lo mette in difficoltà perchè non lo chiama a rispondere sul terreno strutturale, della politica economica, su cui il Pd evidenzia un continuismo ossessivo. Cosa ha detto sul Tav? E cosa sul reddito di cittadinanza? In tal modo la formazione del governo si è caratterizzata, per oltre un mese, come mero gioco di scacchi politicista, con due gravi conseguenze: da un lato il rischio di un percorso sempre più autoritario, che si incarna in un nuovo governissimo micidiale per "macelleria sociale e istituzionale"(anche sotto forma di un "governo del presidente"). Dall'altro l'abbandono del paese, degli sfruttati, ai morsi, sempre più aspri, della recessione (e della depressione di massa). Vi è, a questo proposito, un secondo punto importante, che il politicismo tenta di far dimenticare. Parlo del Fiscal Compact, che incide a fondo anche sulla vicinissima legge di stabilità (la ex legge finanziaria). E' in ballo la cogruità del bilancio italiano alle linee di politica economica di Bruxelles. E' il cappio al collo recessivo (non avevamo torto a metterlo al centro della nostra strategia) votato anche dal Pd sotto l'egida del governo Monti e del "commissariamento"da parte di Napolitano (con ipocrisia Bersani e Vendola hanno promesso in campagna elettorale"allentamenti"del Fiscal Compact, ben sapendo che raccontavano chiacchiere). Parliamo di sovranità nazionale, del potere dei parlamenti; e, soprattutto, di politiche economiche tese alle privatizzazioni dei beni comuni ed alla distruzione dello Stato sociale. Condivido l'appello lanciato, in queste ore, da Gallino, Amoroso e molti altri economisti, dirigenti politici e sindacali che richiede, con forza, che un punto discriminante della formazione del govereno futuro sia la volontà di "sollevare il problema nella prossima riunione del Consiglio Ecofin ed esprima un parere contrario al Two pack". Noi dobbiamo far nostra questa pregiudiziale come terreno di scontro politico e sociale. Anche perchè, vedrete, qualsiasi governo nasca riterrà inviolabile la gabbia del Fiscal compact, cioè dei diktat del capitale finanziario. Il resto è solo ipocrisia.Giovanni Russo Spena30/03/2013 www.liberazione.it