RACCONTI & OPINIONI

Non permettere agli industriali di inquinare, ai coltivatori di usare concimi avvelenati, ai Comuni di chiudere gli occhi


Ambiente e salute. L’unico antidoto è difendere il suoloLa retorica dei grattacieli, in ritardo di un secolo rispetto ai suoi modelli americani, comporta profonde escavazioni, che spesso mettono in comunicazione due o più falde acquifere, favorendo la subsidenza e la contaminazione delle acque e dei suoli (ancor più grave dove insistono discariche miste, con forti presenze di sostanze organiche).  Rifiuti industriali liquidi e semiliquidi, spesso scaricati nel terreno per risparmiare sui costi, si infiltrano in terreni già compromessi, e i veleni si spargono per ogni dove, raggiungono le acque e le radici degli alberi, alterano il nostro cibo. I controlli pubblici, pur segmentati e diseguali, dovrebbero crescere di fronte a tanto disastro, e invece sono in ritirata, perché il vangelo è risparmiare a ogni costo, anche a costo della vita dei cittadini. La riduzione delle risorse pubbliche è un aspetto di quello smontaggio dello Stato che i governi della legislatura appena chiusa (compreso il governo “tecnico”) hanno perseguito senza rimorsi, etichettandolo cinicamente come “riforme” (un bel libro di Ugo Mattei, Contro riforme [Einaudi] ne propone un’analisi serrata). Come nel caso di Taranto, si è imposta alla politica una regola non scritta, ma improntata alla massima illegalità: che, cioè, quando siano in ballo interessi economici, la protezione della salute passa in secondo piano. E se un magistrato osa aprire un’inchiesta su costruttori senza scrupoli o su industrie che inquinano, c’è subito chi lo accusa di lesa maestà e invoca le borse, i mercati, l’Europa e quant’altro pur di scodinzolare senza pudore all’indirizzo dei padroni del vapore. La risposta a tanto disastro dovrebbe essere in primo luogo il rilancio dell’agricoltura, che è la miglior possibile tutela dei suoli: ma nemmeno questo rimedio è più garantito, visto che l’industrializzazione delle coltivazioni intensivizza l’uso dei suoli usando pesantemente fertilizzanti chimici senza prevedere il loro impatto sul regime idrogeologico. La segmentazione delle competenze amministrative e l’insistenza sulla piena autonomia di ciascun Comune nella pianificazione del proprio territorio impedisce una visione “dall’alto” dei problemi, e dunque anche una qualsiasi soluzione. I confini amministrativi fra Comuni (ma anche fra Regioni) sono del tutto arbitrari, e non coincidono mai con la distribuzione naturale delle risorse ambientali, meno che mai con la mappa dei problemi, delle violazioni, dei pericoli.Dal ministero dell’Agricoltura è venuta almeno una proposta di legge sui suoli agricoli con molti aspetti positivi, ma travolta dalla fine legislatura; mentre il ministero dell’Ambiente troppo spesso si adagia in una passiva trincea di mera osservazione. Prevale insomma l’idea berlusconiana che ognuno sia “padrone in casa propria”: gli industriali di inquinare, i coltivatori di usare concimi avvelenati, i Comuni di chiudere un occhio, anzi due. Il più prezioso dei nostri beni comuni, il suolo in cui viviamo, anziché esser gestito a beneficio della comunità dei cittadini, viene segmentato in funzione dell’esercizio del potere locale, della distribuzione di favori e benefici, del voto di scambio, dell’esazione di gabelle. Sparisce lentamente dall’orizzonte dei cittadini, dalla nostra etica quotidiana, perfino dai nostri sogni e speranze, ogni traccia di senso civico, ogni rispetto del bene comune.Ma è al bene comune che la Costituzione è orientata, dalla prima parola all’ultima. Essa subordina la proprietà privata e la libertà d’impresa all’utilità sociale (artt. 41-42), «tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività» (art. 32), pone sicurezza e dignità in cima alla lista dei diritti, e non in fondo. Fra le “larghe intese” che a quel che pare ci attendono, quali sono le priorità? La salute dei cittadini o la loro condanna? Il rispetto della Costituzione o il suo stravolgimento?Stefano Settis 24/4/2013 www.ddyburg.it