RACCONTI & OPINIONI

Con il suo "Vangelo dei poveri" e "il Capitale" di Marx la "sua" chiesa parlava di umanità, solidarietà, socializzazione


Don Gallo, lo "scandalo" vivente che voleva un papa gayDon Andrea ci ha lasciato. Gli sfruttati, i poveri, gli"ultimi", le comuniste e i comunisti sono più soli. Ho conosciuto don Andrea più di trenta anni fa. Sono affranto. Il partito della sinistra radicale che, insieme a tanti altri, avevo fondato, Democrazia Proletaria, lo ebbe sempre accanto, anche nelle lotte aspramente anticapitaliste e libertarie, controcorrente, sui temi del carcere e della tossicodipendenza. Sto pensando ai mille frammenti del vissuto comune. Il filo conduttore, il segno forte della sua splendida passione, emotivamente straordinaria, pare, oggi, a me la connessione tra il suo "Vangelo dei poveri" e "il Capitale" di Marx, che Andrea associava in quanto cardini della ribellione e dell'organizzazione sociale contro sfruttamento e mercificazione. Ne è emblema il drappo rosso che sventolava nella "sua" chiesa durante omelie che erano parole di umanità, solidarietà, socializzazione. E per Don Andrea tra il dire e il fare, ogni ora del giorno e della notte, non vi era separatezza alcuna. Per questo la Comunità nel porto di Genova è luogo emblematico di un'accoglienza non banale, laboratorio di eguaglianza, libertà, capace di frantumare le gabbie della mera carità e dell'assistenzialismo. Don Andrea ha accolto e amato (ed aiutato nella emancipazione e nella partecipazione) tutti coloro che il senso comune bigotto, ipocrita, repressivo, giustizialista emarginava. La sua difesa della sessualità libera, culminata nel provocatorio auspicio di un papa gay, che confessava la sua omosessualità, è un manifesto contro arcaismi, dogmatismi, ipocrisie di una chiesa che non volle mai abbandonare alla mercè dei potenti. Don Andrea è stato uno "scandalo" vivente, in senso evangelico, ha risvegliato la coscienza sfibrata o assopita di ognuno di noi. Don Andrea non abbandonò mai il campo, non permise mai che i Farisei scorazzassero nel suo tempio. Ci siamo incontrati l'ultima volta alla festa nazionale di Liberazione, di Rifondazione Comunista a Savona. Dopo il dibattito cenammo insieme a compagni liguri a cui era legatissimo. Discutemmo di condizione carceraria, di tortura, di tossicodipendenza, della "sospensione"dello stato di diritto alla Diaz, a Bolzaneto. Come sempre lucido, appassionato, capace di affascinare. La democrazia costituzionale perde, con la sua morte, uno straordinario partigiano. A noi comunisti piace ricordarlo cosi, in direzione ostinata e contraria...Giovanni Russo Spena23/05/2013 www.rifondazione.it