RACCONTI & OPINIONI

Il lavoro italico è diventato un privilegio irraggiungibile ma una maledizione per chi ce l’ha.....finchè resta vivo


Il Paese dove i diritti spariscono«Ora nessun imprenditore straniero investirà in Italia»: così il difensore di Schmidheiny, dopo la sentenza del tribunale d’appello nel processo per i morti di amianto. Una sentenza sacrosanta, che ha finalmente punito chi in nome del profitto uccide impunemente da decenni e vuole perfino essere considerato un benefattore. Non è la prima volta che il profitto rivela il suo volto assassino; ma è una delle prime volte in cui la giustizia dei tribunali ha svelato il volto criminale del profitto e ha colpito almeno moralmente il colpevole. Ma l’argomento del difensore merita attenzione perché ci ricorda che nel mondo di questo terzo millennio della civiltà cristiana europea la vita dei lavoratori è la merce che fa la differenza. Questo modo di ragionare appartiene a un senso comune che ha dilagato negli anni recenti cancellando le differenze tra i partiti nominalmente di centrosinistra e quelli di centrodestra. Di fatto gli investitori stranieri non si sono visti, ma i diritti dei lavoratori sono stati erosi al limite della cancellazione. E intanto il nostro è diventato il Paese dove il lavoro sparisce, diventa un privilegio irraggiungibile: senza però cessare di essere una maledizione per chi ce l’ha. Ce lo ricorda un recente libro di Angelo Ferracuti, una appassionata ricerca sui tredici uomini che morirono nei cantieri navali della Mecnavi a Ravenna il 13 marzo del 1987 (Il costo della vita. Storia di una tragedia operaia, Einaudi). Vi leggiamo tra l’altro una sintesi statistica del costo umano del lavoro in Italia che vale la pena di avere presente. Si tratta di una tragedia che non ha conosciuto interruzione negli anni del miracolo e continua a essere il rumore di fondo della nostra società: dal 1946 al 1966 ci sono stati 22.860.964 casi di infortunio e di malattia professionale con 82.557 morti e 966.880 invalidi. E nel decennio 1996-2005, l’Italia è diventata il Paese col più alto numero di morti sul lavoro in tutta Europa. Ne muoiono più di quattro al giorno. Così nella divisione internazionale del lavoro, l’Italia si muove verso i modelli del Bangladesh o del Myanmar. Questa la realtà. Intanto il governo delle due destre (la definizione l’avanzò diversi anni fa Marco Revelli) nato in nome della necessità di affrontare il dramma del lavoro e riformare la legge elettorale, si fa dettare l’agenda dalle necessità personali di un uomo politico inseguito dalla giustizia e mette le mani sulla Costituzione. A questo punto la domanda sul perché 101 deputati del Pd votarono in quel modo alle presidenziali comincia ad avere risposte.Adriano Prosperi 13/6/2013 www.left.it