RACCONTI & OPINIONI

Lo dice l'Ocse nel suo linguaggio diplomatico: "Le riduzioni di spesa proposte rischiano di esacerbare le differenze"


"Giù le mani dalla sanità pubblica!". Oltre certi limiti, i tagli sono un modo di chiudere i servizi, non di evitare gli sprechi. Nella sanità pubblica italiana, che pure di sprechi ne presenta molti, questo limite è ormai vicinissimo. Non siamo noi a dirlo, ma addirittura l'Ocse (l'organizzazione dei 30 paesi più industrializzati del mondo). “I dati forniti a supporto delle riduzioni di spesa sanitaria proposte nella spending review  non consentono di apprezzare appieno la situazione di crescente svantaggio del Servizio Sanitario Nazionale rispetto ai sistemi sanitari di altri paesi europei”. Il report della Divisione Salute dell’Ocse non lascia spazio a interpretazioni fantasiose. “L’Italia ha una spesa sanitaria pubblica pro capite di oltre un terzo inferiore alla media degli altri paesi dell’area Euro considerati nella spending review, e il divario si  è triplicato dall’inizio degli anni 2000”. Insomma, siamo già molto indietro nella classifica, impensabile arretrare ancora. “Il livello di prestazioni sanitarie erogate in Italia è sensibilmente inferiore a quanto osservato nella quasi totalità degli altri paesi dell’area Euro considerati nella spending review”. Per questo, “nella situazione descritta, eventuali riduzioni di spesa non finalizzate soltanto al recupero di inefficienze si ripercuoterebbero ulteriormente sull’accesso, in particolare da parte dei cittadini più svantaggiati, sui livelli e sulla qualità dell’assistenza sanitaria”. Specie se certe ipotesi di taglio si fanno senza avere grandi competenze in materia di sanità: “il benchmark (quello individuato da Cottarelli, ndr) proposto (5,25% del PIL) per la spesa sanitaria pubblica non è compatibile con il modello di Servizio Sanitario Nazionale esistente in Italia”. In picchiata verso l'Egitto, insomma... 4/4/2014 www.contropiano.org