RACCONTI & OPINIONI

DEMOCRAZIA MALATA


Commissione d'inchiesta Genova 2001        Con rabbia  Leggendo i giornali on-line un moto d'indignazione sale, violento e prepotente. Non posso credere a quanto successo la mattina alla Camera dei deputati… Ancora un impegno sottoscritto dal centrosinistra nel  proprio programma che diviene cartastraccia. Questa volta la vicenda  assume però tratti più inquietanti perché riguarda la volontà o meno  di istituire una commissione d'inchiesta che accerti le responsabilità di quanto avvenuto nel luglio 2001 a Genova, che faccia fino in fondo chiarezza su quello che è ormai un passaggio importante della nostra storia nazionale già ferita dall'assordante silenzio e dall'ombra tenebrosa che ancora oggi aleggia sulle stragi di stato e su decenni di attività eversive svolte da pezzi importanti delle forze dell'ordine e dello stesso Stato. Tutto questo si determina inoltre grazie al voto dell'esponente di un partito che ha sottoscritto un programma in cui la commissione d'inchiesta è un impegno chiaro e che ha una concezione così alta della giustizia da ritenere legittimo e opportuno il trasferimento di un giudice perchè indaga sul suo leader e sul capo del governo. Il moto di rabbia si fa allora più forte e il sentimento di rigetto della politica istituzionale che si fa strada fra i cittadini nostrani appare non solo comprensibile ma anche legittimo. Chi scrive fa parte di una generazione che a Genova ha ritrovato la sua identità, che dopo essere stata la generazione X degli anni '90, della crisi delle ideologie e della fine della storia ha imparato nel luglio del 2001 a ripensare la politica come possibilità di trasformazione e di esperienza collettiva. E' per questo che i fatti delle ultime settimane ci scuotono profondamente. Prima di questa indegna commedia messa in scena ieri alla Camera, abbiamo infatti assistito - impotenti e indignati – alla richiesta, da parte dei pm dei processi genovesi, di un totale di 225 anni di reclusione per i 25 imputati per le contestazioni al G8. Un teorema accusatorio che ruota intorno al concetto di "concorso morale" applicato al reato di devastazione e saccheggio, un illecito anacronistico che prevede pene pesantissime (fino a 20 anni di reclusione). Il "concorso morale" rischia oggi di creare un pericolosissimo precedente che consegna un profilo tutto politico a questo processo: il principio è che, anche in presenza di un soggetto che non abbia commesso alcun reato, questo può essere accusato di devastazione e saccheggio in base al "concorso morale" per il solo fatto di essere stato presente ad una manifestazione in cui si siano verificati danni a persone o cose. E' superfluo spiegare come questo dispositivo accusatorio rappresenti un attacco frontale ai movimenti, alla libertà di dissenso e alla possibilità di disobbedire, in modo pacifico e collettivo, alle leggi ingiuste per produrre nuova legalità dal basso, esattamente come – tutt* insieme, diversi ma uniti da medesimi sogni e speranze - tentammo di fare il 19, 20 e 21 luglio 2001 nelle strade di Genova. E' quella straordinaria impresa collettiva ad essere sotto attacco oggi. E' chiaro infatti che la violenza morale di questo attacco trova le sue radici anche nella volontà di negare, confondere, insabbiare le responsabilità di chi in quei giorni si è macchiato di comportamenti gravissimi come fabbricare prove false, massacrare manifestanti inermi, torturare cittadini in stato di fermo nelle caserme, dichiarare il falso nelle aule di tribunale. E' per questi motivi che si tratta oggi di lavorare tutte e tutti insieme alla costruzione di un grande appuntamento di mobilitazione a Genova nel mese di novembre in occasione delle requisitorie degli avvocati della difesa. Federico Tomasello Portavoce nazionale Giovani Comunisti/e