RACCONTI & OPINIONI

CINEMA DI QUESTA ITALIA IMPAURITA


Il resto della notteItalia-Romania al cinema è pareggio Francesco Munzi ci racconta paure e odio dell'Italia di oggi  Stasera Italia- Romania, agli europei di calcio, scatenerà gli istinti più bassi dei tifosi, anni di odio troveranno il canale sportivo per scatenarsi (speriamo solo con sfottò e battutacce). Stasera, chi non vorrà sostenere gli azzurri, potrà andarsene al cinema. Lì c'è un altro Italia- Romania, un pareggio fatto di gol irregolari, brutto, sporco e cattivo. Ma illuminante. Francesco Munzi con Il resto della notte , sua eccellente opera seconda dopo l'acclamato Saimir , mostra l'integrazione perversa del nostro paese, dove migranti, clandestini, precari, disoccupati ed emarginati in genere perdono le loro identità nazionali, per assumerne una comune, criminale e miserabile, priva di confini geografici e non. Come diceva Luca Lionello in Cover Boy , «un precario è uno straniero in patria». Munzi, più feroce, lucido e intenso che nell'esordio, racconta l'aristocrazia borghese (auto)isolata e vuota e la contrappone alle periferie "di ringhiera", fatiscenti dentro e fuori, amorali per necessità, contraddittorie e selvagge. Sandra Ceccarelli (mai così brava) è una donna ricca e annoiata, pervasa da una sottile disperazione che la riempie di terrore del diverso e a cui la solitudine morale e materiale ha tolto ogni senso di solidarietà. La sua governante, la giovane romena Laura Vasiliu (già coprotagonista di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni ) è il bersaglio perfetto: l'accusa di furto (vero o presunto, poco importa, è la grande intuizione del film) la caccia e sarà l'inizio della fine, il primo anello di una catena letale, di un'esplosione che vivremo sul volto dei tanti protagonisti (su tutti Stefano Cassetti, già Roberto Succo e qui splendida anima nera) e sempre fuoricampo. Quando il regista scrisse il film, i romeni non erano l'emergenza mediatica che sono ora, la coincidenza temporale è quindi solo (s)fortuna unita alle capacità profetica dell'arte e del cinema in particolare. Munzi tratteggia con talento i contorni, i sentimenti, le contraddizioni della guerra civile globale in cui stiamo sprofondando, con il rigore e la forza narrativa di uno che si pone tra il neorealismo moderno e Kieslowski. Racconta la vita, la realtà senza l'ansia del politicamente corretto, senza il sensazionalismo da bar.Boris Sollazzo