RACCONTI & OPINIONI

La decisione di chiudere le postazioni locali è solo l'ultimo di due decisioni altrettanto gravi


Numero Verde Antitratta: il governo azzera  Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) denuncia l'intenzione del governo di chiudere le 14 postazioni locali del numero Verde Nazionale Antitratta e sostituirle con un'unica postazione centrale. Un sistema che ha assicurato assistenza e integrazione sociale a oltre 14mila persone e prodotto un congruo numero di denunce, arresti e condanne di criminali e sfruttatori che rischia di essere eliminato per fare qualche piccolo risparmio di cassa. A contrapporsi a questa decisioni tutti gli enti pubblici e non profit che ospitano le postazioni del Numero Verde.La gravità di un tale atto è data dal fatto che le postazioni locali non si limitano a una mera funzione di ascolto e di informazione - che potrebbe essere svolta anche a livello centrale - ma costituiscono un elemento essenziale delle reti formate nei diversi territori dalle forze dell'ordine, dal terzo settore e dai servizi sociali. Le postazioni locali sono in grado di attivare una risposta immediata, 24 ore su 24, alle richieste di aiuto che vengono dalle vittime, ma anche dalle forze di polizia e dai servizi sociali, proprio perché sono perfettamente integrate in un sistema territoriale di contrasto e di assistenza.Gli enti locali che ospitano le postazioni hanno espresso il loro sconcerto per il modo in cui si è arrivati, da parte del Governo, a questa decisione: «Una comunicazione in merito è stata inviata a tutti gli enti 10 giorni prima della scadenza delle convenzioni, non permettendo così la tempestiva attivazione di una soluzione alternativa e facendo perdere il posto di lavoro a 80 operatori altamente specializzati».La decisione di chiudere le postazioni locali del Numero Verde Antitratta è solo l'ultimo di due decisioni altrettanto gravi.Il primo è quello dell'azzeramento dei fondi destinati all'attività di primo contatto, in strada e indoor, per far emergere i fenomeni della tratta e del grave sfruttamento e alla pronta assistenza di tre mesi per le vittime. La seconda è la riduzione di 800mila euro dei fondi destinati, invece, ai progetti di inserimento sociale a favore delle vittime. 24/07/2010