RACCONTI & OPINIONI

Si premia la grande rendita immobiliare, ma anche i comportamenti menefreghisti verso il diritto ad una casa


Casa, la tassa ingiusta che premia i ricchi e scoraggia l'affitto a canone concordato  L'ultimo provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri, la cosiddetta cedolare secca, la tassa piatta al 20 per cento sui redditi da affitto, è una vergogna.Ed è bene sottolinearlo perché complice come sempre il mese di agosto ed anche una qualche sottovalutazione presente pure a sinistra del carattere decisivo delle politiche fiscali e abitative, si rischia di non comprendere fino in fondo la gravità sociale, politica e persino morale di quello che è stato deciso. E di non attrezzarci ai livelli di denuncia e risposta necessari, sia in vista del passaggio in conferenza Stato-Regioni, che dell'approvazione parlamentare. Partiamo intanto dalle conseguenze che si determinano dal punto di vista delle entrate. Le stime non sono univoche, ma si parla di cifre comunque oscillanti intorno ai tre-quattro miliardi di euro annui di minori entrate per le casse dello Stato. Nel biennio sono cifre che valgono quasi un terzo della manovra appena licenziata. In passato la giustificazione addotta per una misura di cui da tempo si parla è stata un assolutamente improbabile e del tutto volontario processo di emersione dal nero che per questa via si determinerebbe. Una balla colossale, in assenza di qualsiasi meccanismo repressivo o di introduzione di conflitto di interessi. Chi trae vantaggio da questo intervento? I proprietari immobiliari ovviamente, e tra i proprietari immobiliari i più ricchi. Ad esempio dice Confedilizia che un reddito di oltre 75mila euro tassato con un'aliquota Irpef al 43%, che avrebbe pagato su un canone d'affitto di 10mila euro annui 3.655 euro di tasse, ne pagherà solo 2mila e i vantaggi sono certi per tutti i proprietari che denunciano da 28mila euro in su. Tutto questo viene fatto ora, qualche giorno dopo aver varato una manovra che blocca i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego per redditi di 1.200 euro al mese, che licenzierà 100mila precari dalla pubblica amministrazione, che taglia i trasferimenti alle Regioni, agli Enti locali, alla sanità, mettendo in discussione il residuo sistema di welfare nel nostro paese. Dopo una controriforma delle pensioni come quella operata, nonostante gli 8 miliardi di attivo di bilancio dell'Inps. Non è indecente? Non è indecente che ci siano volute ben due manifestazioni di persone con gravi disabilità sotto Montecitorio per far recedere questo governo dalla volontà di togliere l'assegno di invalidità di 256 euro mensili a persone sordomute, affette da sindrome di Down, amputate di arto superiore, senza lavoro e con un reddito annuo inferiore ai 4.400 euro, per un "risparmio" di 30 milioni e che ora ci si appresti come se niente fosse a fare un regalo di 4 miliardi? Premiando i redditi più alti. Non i redditi da lavoro, tassati nella fascia più bassa al 23%, ma quelli di derivazione patrimoniale. In particolare coloro che hanno molte case, cioè la rendita speculativa della grande proprietà immobiliare. Con un intervento che fa a pugni con il principio di progressività, con l'articolo 53 della Costituzione. Ma c'è di più perché quello che si sta facendo è anche un passo ulteriormente regressivo sul versante delle politiche abitative. Oggi un proprietario che affitta una casa può scegliere infatti di farlo o a canone libero e in questo caso paga l'aliquota sull'85% dell'affitto o a canone concordato, pagando in questo caso l'aliquota sul 59,5% dell'affitto che percepisce. Il vantaggio fiscale per chi affitta a canone concordato è sostanzialmente l'unico elemento residuo di regolazione del mercato degli affitti. La cedolare secca al 20 per cento lo elimina. Dunque non solo si premia la grande rendita immobiliare, ma anche i comportamenti privi di ogni senso di responsabilità sociale. In questo modo gli affitti aumenteranno. Anche per quelle 600mila famiglie che usufruiscono del canone concordato. La parte più fragile della popolazione. Tanto più nella crisi, con gli sfratti per morosità ormai da tempo in crescita drammatica, in un paese che è maglia nera su scala europea per l'assenza di politiche abitative pubbliche. Siamo al puro trasferimento di risorse a favore dei ceti abbienti, dopo un taglio feroce di risorse ai redditi da lavoro e al sistema di welfare. Fabio Paneroconsigliere comunale PRC Cuneo14/08/2010