RACCONTI & OPINIONI

Dati drammatici: il lavoro illegale aumenta sempre di più e con esso l’evasione fiscale


Un Belpaese nero e sommersoUn Paese sempre più abusivo e sommerso. E questo lo scenario che emerge dai dati diffusi dall’ufficio studi della Confartigianato. Si parla di almeno 639.900 irregolari con un conseguente aumento di qualche punto del valore aggiunto dell’economia abusiva sul nostro Pil, che va dal 16,6 del 2007 al 16,9 del 2008. Quasi inutile dirlo, l’incidenza maggiore di questo deprecabile fenomeno è riscontrabile soprattutto nel nostro Mezzogiorno, dove l’incidenza del lavoro abusivo - che a livello nazionale è dell’11,8% - arriva al 18,3. Il doppio rispetto al Centronord, dove questa percentuale è “solo” del 9,3%. Parlando invece degli ambiti lavorativi, quello dei servizi è il più vessato dal sommerso e dal nero, con una percentuale del 9,9%, con danni riscontrabili anche nelle casse dello Stato, dove tra il 2008 e il 2009 è aumentata del 24,4% la percentuale di Iva non arrivata. E’ la Calabria a detenere questo triste primato - con un lavoratore su quattro irregolare - seguita da Sicilia, Puglia, Campania e Molise. E’ invece il Nordest l’area diciamo così più virtuosa, con l’Emilia Romagna che ha un tasso di irregolari “soltanto” dell’8,1%, seguita da Trentino, Lombardia, Lazio e Toscana. Molto alto il tasso di abusivi nel settore delle costruzioni (7,7%) e, fortemente distaccato, nel manifatturiero con il 3,7%. Sul fronte poi dell’evasione fiscale, fenomeno strettamente connesso a quello del lavoro nero, lo scenario è sempre più disarmante. Le Fiamme gialle hanno scoperto nel 2009, 7513 soggetti che pur svolgendo attività economiche aperte al pubblico non hanno mai presentato una dichiarazione dei redditi, contro i 7135 del 2008. E nei primi cinque mesi del 2010 sono già stati individuati 3790 evasori totali per un imponibile di 7,9 miliardi. Scontata la classifica delle province con la maglia nera del sommerso: al primo posto Crotone, poi Vibo Valentia, Cosenza, Enna, Brindisi, Caltanissetta, Reggio Calabria, Trapani, Nuoro e Catanzaro. Non a caso in queste aree è stato più alto l’incremento della quota di adulti usciti dal mercato del lavoro. Dal marzo 2008 al marzo 2010 338.000 persone tra i 25 e i 54 anni sono uscite dal mondo del lavoro (160.000 donne e 178.000 uomini) in gran parte (230.000) residenti nel Mezzogiorno. Se a queste cifre aggiungiamo i circa quattro milioni di precari, lavoratori atipici insomma, privi di un contratto a tempo determinato, il quadro è disarmante. Anche perché tutte queste persone sono prive o quasi di una vera sponda politica e sindacale che possa aiutarli ad uscire da una drammatica situazione di precarietà lavorativa ed esistenziale.Vittorio Bonanni04/09/2010