RACCONTI & OPINIONI

Un’economia illegale molto florida, mentre l’economia legale cola a picco. Questa è l'Italia di Berlusconi-Fini-Bossi


Il vuoto pneumatico tra Fini il salvatore e Berlusconi genio del male E' stato ucciso con un agguato il sindaco di Pollica, nel salernitano. Angelo Vassallo, un uomo di sinistra, conosciuto per essere un difensore della legalità. Le prime notizie parlano di un agguato di stampo camorristico. Questo succede, ancora oggi, nel nostro Paese. Un paese dove almeno due giornalisti devono vivere sotto scorta perché hanno fatto nomi e cognomi dei camorristi. Questo succede, nel nostro Paese. Mentre la mafia è l’azienda che produce la quota più alta di pil, e la ‘ndrangheta ha fatto il salto qualitativo, con uomini laureati che si presentano in giacca e cravatta, nella penetrazione in campo economico internazionale, e quindi, come già molte inchieste dimostrano, come una cancrena anche nel profondo nord. Questo succede, nel nostro Paese. Un’economia illegale molto florida, mentre l’economia legale cola a picco, portandosi dietro oltre 650mila lavoratori in cassa integrazione, 170 tavoli di crisi aperti e almeno 400mila lavoratori già a rischio disoccupazione, perché continua ad allungarsi la lista delle aziende che si apprestano a delocalizzare. Perché il costo del lavoro è alto. Ma perché il costo del lavoro è alto in Italia, mentre il reddito dei lavoratori non ha affatto quel poter d’acquisto sufficiente a muovere i consumi e a regalare una vita soddisfacente e dignitosa? perché viene totalmente impegnato - è la parola giusta - per pagare tasse e gabelle, che non sembrano affatto essere reinvestite in servizi pubblici di qualità, che invece vengono smantellati? E perché le tasse sul lavoro sono troppo alte per le imprese, come sono alti i costi tanto dei materiali quanto della distribuzione? Non sarà proprio la ricca e nera economia della criminalità organizzata, a trainare quei costi? Tutto sta cominciando a costare troppo, per il singolo individuo, per le famiglie, per il lavoro. E in quella sproporzione tra l’economia civile in affanno e l’economia delle transazioni finanziarie, si dovrebbero collocare le risposte a quelle domande da parte della Politica. Ma niente di tutto questo si rintraccia in quella che per i maitre a penser del giornalismo italiano e della politica di opposizione (?) appare come la svolta, la fine di un’epoca, la fine del berlusconismo. E seppure qualcuno oggi, nel Pd, dopo il tanto atteso discorso di Fini a Mirabello, si risveglia con una certa disillusione per prendere atto che la “svolta” è tutta interna alla destra e che a nessuno conviene, salvo alla Lega (prima che i suoi elettori si accorgano della sua mutazione genetica) andare alle elezioni, in molti, troppi, a sinistra, speravano in una grande concertazione – da Vendola a Fini si è detto addirittura – per cacciare Berlusconi. Cosa che dimostra che nessuno si fa quelle ‘banali’ domande, a cui nessuno ha il coraggio di rispondere. Perché richiede lo sforzo di pensare, e mettere in campo un progetto politico con un’idealità, e un’idea di società. Uno sforzo troppo grande evidentemente per la mediocrità imperante. Meglio avere un totem, di nome Berlusconi, che incarni la rappresentazione del male, il fantoccio da abbattere. Ma quando questo succederà, mentre i problemi veri del lavoro e della vita delle persone saranno diventati tragedie in un Paese sprofondato nell’illegalità, nell’ingiustizia e nella sperequazione della ricchezza, quel che resta del centro-sinistra si accorgerà dei problemi determinati dai veri fautori di questo governo, i ministri Tremonti e Sacconi. Ma sarà un Paese desertificato. E nell’uso del verbo futuro c’è ancora una speranza, perché in realtà basterebbe sapere se ieri pomeriggio erano tutti incollati allo schermo. E c’è da temere il peggio.Anna Maria Bruni 06/09/2010 leggi www.controlacrisi.org