RACCONTI & OPINIONI

Viaggio in Puglia e Basilicata tra gli sforzi dei volontari e l’assenza delle istituzioni


I braccianti delle campagne del Sud Italia Secondo l'Osservatorio Migranti gli stranieri sono i lavoratori che aiutano il nostro Pil  A noi di Parolibero piace tenere alto il tiro su determinate questioni. Quella dei lavoratori sfruttati del sud italia, ad esempio, che nonostante il silenzio ufficiale continua ad esistere. Ogni estate sono in 3mila ad arrivare nelle campagne della Basilicata, fra le località di Palazzo San Gervasio -al confine fra Basilicata e Puglia- , Venosa, Melfi e Lavello (tutte in provincia di Potenza) per la raccolta dei pomodori che si protrae fino a fine settembre. Lavoratori per lo più del Burkina Faso, maghrebini, bulgari con famiglia che da qualche mese sono costretti a vivere in casolari senza acqua né luce a causa della non riapertura del campo di accoglienza di Palazzo San Gervasio. Una struttura che dal 1999 sorgeva su un bene confiscato, “con servizi e tende” dalle testimonianze di chi l'ha visto. A detta del Sindaco Federico Pagano: “La struttura è tarata per ospitare non più di duecento persone ma è presa d'assalto ogni anno da migliaia di ospiti. Così non è possibile soddisfare le pur minime condizioni di igiene e sicurezza tali da consentire la riapertura dell'area”.  Il problema più urgente però è oggi la carenza di acqua. Ai braccianti restano infatti le fonti in campagna, qualche cisterna e i mille litri al giorno consegnati dai volontari dell'Osservatorio Migranti Basilicata. Secondo Gervasio Ungolo dell'Osservatorio: “Quest’anno sono arrivati prima, forse nella speranza di potersi prenotare ad un qualche datore di lavoro, ad un suo caporale, giocando di anticipo sugli altri che arriveranno appena finiranno di raccogliere nelle zone più basse della Puglia e delle stessa Basilicata. Molti degli immigrati stanno pulendo i campi dalle erbe infestanti, altri sono andati via, altri ancora sono ospiti da agricoltori che fanno incetta di manodopera per paura di rimanerne senza”. "Immigrati che - prosegue Ungolo - servono al nostro Pil (si calcola che questi contribuiscono per il 9,5%). Lavoratori che permettono di rimpinguare il fondo delle pensioni che senza il loro contributo sarebbe ancora più disastroso. Lasciano in Italia più dell’80% di quello che guadagnano e solo un misero 10% lo mandano nei Paesi di origine. In cambio prendono pochissimo: non esiste uno stato sociale per loro".  Situazione diversa nel Salento, a Nardò (Le), dove si è appena chiusa la stagione delle angurie e dove fino al 31 agosto i braccianti stranieri sono stati ospitati gratuitamente alla Masseria Boncuri, un campo sovvenzionato dal comune e gestito dall'associazione Finis Terrae e dalla Brigata di Solidarietà attiva. I volontari di Finis Terrae hanno anche lanciato la campagna "Ingaggiami contro il lavoro nero" grazie alla quale già 160 lavoratori su 300 hanno ottenuto l'ingaggio dai rispettivi datori di lavoro. Per la prima volta un'insolita coordinazione tra istituzioni, forze dell'ordine, aziende agricole, sindacati e associazioni umanitarie ha dato vita ad un progetto di accoglienza nei confronti dei lavoratori stranieri. Nel campo che li ha ospitati le tendopoli erano provviste dell'essenziale: estintori, bagni chimici, un presidio medico fisso messo a disposizione della Asl, 16 posti letto all'interno della masseria per il ricovero dei malati, accoglienza e assistenza legale per i lavoratori offerta dai volontari della onlus. 17/09/2010 FONTE www.parolibero.it