RACCONTI & OPINIONI

Uno spot falso e ipocrita, il parto cesareo non una “scelta” ma una forzatura quotidiana nei nostri ospedali


Cesarei, l'anomalia italiana [e uno spot]  In giorni in cui la malasanità sembra accanirsi drammaticamente contro puerpere e neonati dal Sud al Nord Italia, stride l’imperversare sulle reti televisive nazionali di uno spot superficiale e fuorviante.«Scegli il parto cesareo solo se necessario!»: il cesareo non è una scelta, tanto meno della partoriente, è un intervento chirurgico che va fatto se ne ricorrono le indicazioni mediche. È un «obbligo» quando può salvare una vita, un abuso quando non ve ne siano le reali necessità cliniche.Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda un tasso di cesarei non superiore al 15 per cento, l’Italia con il suo quasi 40 per cento [con punte regionali che rasentano il 60] è il secondo paese meno virtuoso al mondo, ed espone le donne cesareizzate a un pericolo di vita di 2,8 volte superiore rispetto al parto naturale.Un’anomalia senza precedenti, che dipende da tantissimi fattori: dall’eccessiva medicalizzazione di processi naturali quali la gravidanza e il parto, all’aumentata età delle madri; dalla disorganizzazione delle strutture, alla tendenza «difensiva» della medicina; dalla mancanza di controllo sanitario, al sistema di rimborso [Drg] che, di fatto «premia» e incentiva le pratiche più costose; dalle più diverse inefficienze, alle carenze degli organici; dalla «rarefazione» delle nascite, alle convenzioni «allegre» con i privati; dall’accorpamento che fa convergere anche le nascite fisiologiche in strutture dedicate alla patologia, alle difficoltà linguistiche e culturali delle nuove cittadine, all’impreparazione dei giovani medici ad assistere senza impugnare il bisturi…Tutti problemi che andrebbero affrontati e corretti in fretta per fronteggiare l’emergenza, mentre nulla si è visto, al di là di uno spot che dà a intendere che la responsabilità di tutto sia da attribuire alle partorienti che «scelgono» il cesareo. Mandandolo in onda dalle televisioni pubbliche, si alimenta una convinzione sbagliata e si getta sulle spalle della donna in procinto di partorire il senso di colpa se il medico, in scienza e coscienza, ritenga indispensabile intervenire chirurgicamente.Dietro alla dolcezza delle immagini c’è il frutto avvelenato della prepotenza del potere: per poter continuare indisturbati a praticare un’ostetricia interventista e lucrosa che abusa del cesareo, con uno spot falso e ipocrita [firmato da un’associazione privata che si è data il pomposo titolo di «Osservatorio nazionale sulla salute della donna», Onda] si fa credere che siano le donne, invece che vittime, responsabili. E così si avallano comportamenti medici rischiosi.È lo stesso meccanismo mentale di un altro spot visto nei mesi scorsi che, fingendo di occuparsi della sicurezza nei luoghi di lavoro, mentre si lesinano mezzi e norme, scarica la responsabilità di «stare attenti» sulle spalle del lavoratore.Pubblicità subdole e pericolosissime che, al di là dei – falsi – messaggi immediati, mirano con arroganza a minare una cultura di presa di coscienza reale dei problemi, di solidarietà e responsabilità collettiva.Spetta alle donne, sempre più deprivate dall’esperienza di un parto naturale, sempre più fatte sentire incapaci, bisognose, capricciose, smascherare questo puerile tentativo di farle apparire come «responsabili» del cesareo subito, mentre sono vittime di una sanità che ha perso ogni etica e rispetto.Tiziana Valpiana Presidente del Melograno Centri informazione Maternità e nascita18 Settembre 2010leggi www.liberazione.it