RACCONTI & OPINIONI

Oggi vedremo come finirà la commedia di Fini che ha messo il prosciutto agli occhi ai media e a tanta opposizione


"Chi mi ama mi segua"Berlusconi vuol dire fiducia. Lo pensa, lo dice, lo voterà Totò Cuffaro. L’indimenticabile governatore siculo - condannato a sette anni per favoreggiamento alla mafia - guida una pattuglietta di cinque malpancisti dell’Udc (Mannino, Romano, Drago, Ruvolo, Pisacane), in rottura con Pierferdinando Casini perché troppo autonomo dal caro leader di Arcore. Non è finita, due api rutelliane - Massimo Calearo e Bruno Cesario - fanno outing. Anche loro amano Silvio Berlusconi, bye bye Francesco. Calearo - scoperto da Walter Veltroni all’epoca della vocazione maggioritaria del Pd - annuncia di aver deciso di appoggiare Berlusconi perché «gli operai hanno bisogno di stabilità». Dice proprio così l’ineffabile Calerao, che nella sua vita lavorativa è stato presidente di federmeccanica. Più sette per Berlusconi alla vigilia dell’atteso discorso del presidente del Consiglio al Parlamento. «Metteremo la fiducia» sulla dichiarazione del premier, fa sapere il ministro Elio Vito dopo l’ennesimo vertice del Pdl a palazzo Grazioli. Vortice di riunioni della maggioranza, ma mai con Fli. «Il voto di fiducia serve a far chiarezza», spiega il sottosegretario Paolo Bonaiuti. Parole che seppelliscono le ansie autonomiste dei futuristi finiani. Quelli di Fli stavano infatti preparando un documento alternativo, da presentare con Udc e Api (meno i sette di cui sopra). I moderati contro il caudillo, la vivevano così. Tutto finito, in un amen. E per i futuristi finiani non è detto che sia un male. Le notizie di metà giornata raccontavano di una franca discussione interna al neonato gruppo parlamentare. Benedetto Della Vedova ribadiva la richiesta avanzata da Bocchino (un vertice di maggioranza prima del discorso in aula), però il Pdl non ha mai risposto, da quell’orecchio proprio non ci sente. Di qui l’idea del contro-documento sponsorizzata dai falchi Granata e Briguglio ma avversata dalle colombe Viespoli, Menia, Moffa e Baldassarri. Nel mezzo il leader stretto fra due fuochi e per giunta alle prese con la già celebre cucina Scavolini - la più amata dai Tulliani, ironizzano i berluscones - che secondo il “Giornale” di casa Berlusconi sarebbe stata acquistata a Roma per arredare la casetta di Montecarlo. Gianfranco Fini chiede ai suoi di restare uniti in un momento così tempestoso, mentre l’uragano Feltri continua a soffiare sulle deboli infrastrutture di Fli. Ma i futuristi sono in difficoltà. Prova ne è l’esplicita critica di Mario Baldassarri alle intemerate dell’onnipresente (sui media) Bocchino. «Da una parte e dell’altra hanno agito gruppi di falchi che nelle ultime settimane ho visto trasformarsi in avvoltoi che a tutti i costi vogliono un cadavere. A me non piace essere né falco, né avvoltoio. Preferirei che ci fossero un po’ più di aquile». Baldassarri sogna un’aquila nel cielo. Invece compare Maurizio Gasparri. Il presidente del senatori del Pdl è convinto che i futuristi non servano a nulla, li ha già sostituiti con i sette transfughi di Udc e Api e l’Mpa. «Siamo autosufficienti», gongola Gasparri. A questo punto Bocchino si rende conto di essere fra l’uscio e il muro e con disinvoltura saluta il voto di fiducia come una vittoria di Gianfranco Fini. «Bene così, era proprio quello che volevamo. Voteremo sì». Il vertice richiesto è finito in cavalleria, tant’è. Fabio Granata si rende conto della brutta figura, cerca di salvare capre e cavoli: «Se nella fiducia ci mettono cose che non sono nel programma, noi non la votiamo perché non è una fiducia verso il premier ma verso il programma». Staremo a vedere.I soliti beninformati raccontano che sarebbe stato proprio il presidente del Consiglio a caldeggiare, durante la riunione dello Stato maggiore del Pdl, la scelta del ricorso alla fiducia. In questa fase, secondo il Cavaliere, si deve «fare chiarezza». Berlusconi vuole andare avanti per tanti noti motivi. L’alleato Umberto Bossi lascia fare, dedicandosi nel frattempo al suo sport preferito, conquistare voti per la Lega gettando fango su Roma ladrona. Fedele al caro leader di Arcore ma sempre pronto all’eventualità di elezioni primaverili. Così, se ieri il senatur ha fatto finta di chiedere scusa per il suo «sono porci questi romani», oggi la Padania apre con il fumetto di Asterix che prende a sganassoni i sodati di Giulio Cesare. Del resto è stata per lunghi anni la casa delle libertà, dove ognuno faceva quel che cavolo gli pareva. Si va avanti così.Tre flash in attesa del voto in Parlamento. Walter Veltroni chiama al telefono il ribaltonista Calearo e poi fa sapere: «Mi ha assicurato che terrà fede all’impegno preso con gli elettori». Sarà. Ancora, Carlo Giovanardi riceve pubbliche lodi dal caro leader («non mi ha mai tradito»), risponde così: «Salesiano lui per otto anni, salesiano io per quattro, c’è un’amicizia di fondo». Insomma fra salesiani ci si intende. Infine il mago Buttiglione che strofina la sua sfera di cristallo e dice: «Oggi non accadrà niente. Il premier farà un bel discorso e tutti voteranno la fiducia. Il nodo vero di cui non si parlerà è che a Silvio Berlusconi serve una maggioranza per governare e un’altra per risolvere i suoi problemi giudiziari». Non ha torto. Ma forse non occorre essere un mago per fotografare la situazione.Frida Nacinovich29/09/2010leggi www.liberazione.it