RACCONTI & OPINIONI

Il silenzio di un sopruso interrotto da una lotta che a fatica, ma con costanza riesce a portare avanti


Mobbing, storia di una donna che non si arrende  Il sottotitolo di Mobbing, di Caterina Ferraro Pelle (Memori), Storia di una donna che non si arrende sintetizza con precisione la lunga, tormentata, ma reale vicenda di una donna che sfortunatamente è stata invasa e danneggiata tanto nella vita lavorativa quanto in quella privata dal verbo to mob (assalire). Mobbing deriva infatti da to mob, "assalire". Questa pubblicazione, definita da Daniele Repetto "Manuale di comportamento" consegna ai lettori la vicenda di una dirigente che non riesce a svolgere le mansioni che le competono e a cui vorrebbe adempiere, perché dal ruolo che ricopre diventa vittima di chi, all'interno dell'azienda, detiene incarichi superiori. Essere vittima significa allora non poter svolgere il proprio lavoro, essere costretta a continui trasferimenti, subire aggressioni verbali e regolari prepotenze… e soprattutto rivela e causa un danneggiamento psico-fisco della persona e nella propria sfera personale e familiare. Può diventare assai arduo reagire, almeno quanto può risultare semplice isolarsi e chiudersi in se stessi, nel proprio disagio. Caterina è anche moglie e madre. E mentre racconta nel dettaglio la sua esperienza, senza tralasciare la difficoltà delle battaglie al Tribunale, in questo diario, non trascura neanche la narrazione della sua vita privata e consigli da trasmettere a chi ricade nella sfortuna dei suoi trascorsi lavoratavi. In un momento storico in cui lavorare non sembra più rispettare il primo articolo della costituzione italiana essere vittima del mobbing quando un impiego lo si ha, permette spesso, seppur inconsciamente, di subire restando nel silenzio. Il mobber ha la presunzione di sottovalutare la vittima e di credere che nessuna, tra quelle scelte, possa evitare di essere colpita e danneggiata. Proprio in questo passaggio trascura invece la possibilità dinanzi alla quale si trova la vittima e che ha dalla sua il tempo di lavorare con minuzia alla sua difesa. Scrivere, racconta l'autrice, diventa un momento e un iter fondamentale per appuntare ogni sopruso e recuperare l'autostima. Il vero problema, peraltro non trascurabile, è che la legge Italiana non disciplina il mobbing e il perseguitato troppo spesso si chiude in uno stato di isolamento ed estraniamento in cui i sensi di colpa non faranno altro che annientarlo. In quel momento invece bisogna reagire, attivarsi e trovare gli strumenti per far sì che quei soprusi possano essere documentati. Questo significa anche possedere le condizioni economiche per procedere. Quello che più colpisce di questa narrazione che a tratti si fa anche saggio è proprio la voce dell'autrice. Il silenzio di un sopruso interrotto da una lotta che a fatica, ma con costanza riesce a portare avanti. Poi il coraggio di una donna che dalla sofferenza di una malattia ha imparato che combattere e vivere sono verbi "della stessa medaglia" e possono diventare la salvezza e un vero valore per la propria vita ma anche per quella degli altri. Tra le pagine emerge così una profonda umanità e una delicata ma lampante forma di nobiltà d'animo: Caterina Ferraro Pelle non è solo una donna che non si è arresa e ha denunciato la sua condizione, è anche una persona che ha pensato di rendere pubblica la sua storia consentendo alla sua esperienza di arrivare a chiunque voglia recepirla per condividerne i percorsi o per imparare a reagire e non lasciarsi intrappolare e paralizzare da un'emarginazione potente come il mobbing. Dall'esperienza di una sofferenza così forte potrebbe nascere, anzi, meglio che nasca e senza condizionali probabilistici, l'idea di potersi creare un'alternativa lavorativa, che non è una fuga e un non voler affrontare la drammaticità del presente, ma diventa piuttosto la possibilità di concedersi un'esistenza attiva più serena e soddisfacente. Nella drammaticità di una storia, una donna da cui imparare. Isabella Borghese 07/10/2010LOTTE inserto di Liberazione