RACCONTI & OPINIONI

Sotto la pioggia davanti Montecitorio a reclamare risarcimenti mai arrivati


I diritti negati dei politrasfusi  Giornata di pioggia ieri a Roma. A Piazza Montecitorio i cartelli scritti a mano dalle vittime di trasfusioni infette, in presidio davanti alla Camera dei Deputati da quasi un mese, colavano vernice rossa: «Siamo vittime dimenticate di una strage di Stato. Risarcimenti per tutti, Rivalutazione Istat per tutti». Ad aver scritto queste parole sono stati loro: i circa 70mila contagiati da Hiv, epatite B e C nei nostri ospedali e nelle Asl, attraverso vaccini, trasfusioni ed emoderivati, tra gli anni 80 e inizi 90. A loro l'ultima Finanziaria del governo Berlusconi ha negato la rivalutazione Istat dei già miseri indennizzi mensili di circa 500 euro che percepiscono per curarsi dalle malattie contratte, una rivalutazione che avrebbe permesso loro di avere circa 200 euro in più al mese. Il cosiddetto processo di Napoli nei confronti dei presunti responsabili della strage del sangue dovrebbe riaprirsi a breve, dopo oltre 20 anni di attesa. Tra gli indagati Duillio Poggiolini, all'epoca direttore generale della Sanità, Marcucci, proprietario delle Società Marcucci che misero in commercio il plasma infetto e non controllato attraverso una off shore creata dall'avvocato Mills nelle isole Vergini, la Padvore, e altri 14 imputati. L'accusa per loro è stata mutata nel 2007 da "epidemia colposa" a "omicidio plurimo aggravato". «A questo, oltre che alla negata rivalutazione Istat, si lega la nostra protesta di questi giorni - spiega Andrea, contagiato in un ospedale genovese nell'89 da Hiv, Hcv ed epatite B, che proprio ieri ha dovuto lasciare il presidio per un malore dovuto alle sue malattie - questi capi di imputazione, infatti, spostano la prescrizione dei reati da 5 a 15 anni. Solo che a oggi vale ancora una sentenza della Cassazione del gennaio 2008 che blinda a 5 anni la prescrizione. A causa di questo l'80% di noi ha visto andare in prescrizione in questi mesi le cause di risarcimento per danni fisici e morali intentate contro il Ministero della Sanità. Il Governo ci aveva promesso per ottobre un decreto ad hoc, che salvasse tutti i prescritti, ma non ha mantenuto l'impegno preso e anzi è sparito da ogni confronto. Le nostre malattie, però, non vanno in prescrizione, ma scandiscono ogni giorno la nostra vicinanza alla morte. Per questo non ce ne andremo di qua, perché non abbiamo niente da perdere». Il 3 agosto, per le vittime, è arrivata un'altra doccia fredda: il Ministero della Sanità, infatti, per i pochi non prescritti, ha proposto cifre irrisorie, divise in 15 anni e senza interessi. «Molti di noi non hanno una tale aspettativa di vita - spiega Marcella, contagiata con il virus dell'epatite C da oltre 20 anni, con un cancro conclamato al fegato che la sta portando alla morte - inoltre il Ministero ha proposto per i trasfusi occasionali 65 mila euro lordi in 15 anni, mentre per gli emofilitici e i talassemici infettati da cosiddetti farmaci salvavita, che sono la minoranza dei casi, 400mila euro lordi, sempre in 15 anni». Come a dire che una madre contagiata da una trasfusione durante un cesareo ha meno diritti di un emofilitico che prende anticoagulanti periodicamente, anche se tutti e due ora hanno l'Aids. «Nel resto d'Europa - conclude Andrea - le vittime hanno già ricevuto da tempo risarcimenti uguali per tutti e molto più elevati di quelli a noi proposti, senza termini di prescrizione. E gli indennizzi per i malati sono realmente commisurati al costo della vita. Negli altri Paesi non hanno obbligato gente malata come noi a stare sotto la pioggia per un loro diritto e i colpevoli sono stati tutti incriminati per omicidio». Sara Picardo12/10/2010leggi www.liberazione.it