RACCONTI & OPINIONI

solo la camorra continuerà a lucrare. La destra ha vinto le elezioni vantando la risoluzione dell’emergenza, ora.....


Rifiuti, è Intifada. L’area del Vesuvio sotto assedio «Questa è una dichiarazione di guerra». L’annuncio dell’apertura della seconda discarica di Terzigno, la più grande d’Europa, nel più piccolo parco nazionale d’Italia, quello del Vesuvio, non poteva che essere accolta in questo modo. Bottiglie di vetro, aste di ferro, pietre, lacrimogeni, sono le immagini che, impietose, si visualizzano sotto gli occhi attoniti di tutti. E’ guerra. Una guerra voluta dallo Stato. Ma, ieri, dopo lunghi mesi di tensione, anche di speranza, è stato il giorno più difficile e cruento. Un giorno da Intifada. Sin dal pomeriggio la tensione, già altissima, è esplosa fino ad arrivare alla disperazione. Al passaggio dei camion, quella rabbia sopìta non poteva che tramutarsi in odio. In ribellione. E’ così che, al passaggio degli autocompattatori, si è assistito anche al primo lancio di pietre. Per tutto il giorno, sui siti, sui blog, tra i giornalisti, si è rincorsa anche la notizia di un possibile morto, poi, fortunatamente, smentita. Ma di feriti ce ne sono stati e tanti. Così come di auto incendiate, di camion bruciati, di accerchiamenti, di cariche, di manganellate. Le vetrine a Boscoreale sono state distrutte. Le scuole oggi e domani resteranno chiuse. Il tricolore è stato incendiato. «Non accetteremo mai l’apertura della seconda discarica. Ci opporremo in tutti i modi democratici perché questo non avvenga» ha dichiarato, rivolgendosi alla folla presente in piazza Pace a Boscoreale, il sindaco Gennaro Langella annunciando le sue dimissioni dal Pdl. «Berlusconi aveva promesso che sarebbe venuto da noi. Non ha mantenuto le promesse», ha aggiunto. E, per oggi, dopo un consiglio dei ministri convocato in tutta fretta da un premier che ha taciuto sulla gravità della situazione dei paesi del Vesuvio - un silenzio colpevole - è probabile che anche il primo cittadino di Terzigno, Domenico Auricchio, strappi la sua tessera. Lo spiegamento delle forze dell’ordine è stato incredibilmente massiccio. Con un capo della polizia, Manganelli, che, già fin dalla mattina aveva ribadito senza mezzi termini: «Se necessario, useremo la forza». Tutta la zona è stata così presidiata da centinaia di agenti in tenuta antisommossa che hanno stretto subito d’assedio le migliaia di manifestanti tra cui donne e bambini. Un blitz condotto con circa 40 mezzi blindati che hanno inseguito a colpi di manganelli i manifestanti. Scene raccapriccianti, tristemente già note. Ne hanno avuto per tutti. Persino per chi cercava riparo all’interno dei bar. Un vero e proprio attacco senza precedenti. I cronisti sul posto riferiscono di scene ”dantesche” con lacrimogeni lanciati in mezzo alla folla inerme. Nel pomeriggio, secondo quanto riferiscono le agenzie, un gruppo di giovani con il volto coperto da sciarpe ha lanciato grossi petardi, razzi, pietre e, secondo quanto riferito da alcuni testimoni, due molotov rudimentali nei confronti dei blindati della polizia a presidio della strada di accesso alla discarica. Gli agenti hanno subito risposto con un ripetuto lancio di lacrimogeni che sono andati appunto a cadere in mezzo alla folla. Nella fuga qualcuno ha anche rovesciato e bruciato un’auto, sembra appartenente alla polizia. Sarebbero alla fine 20 i feriti anche tra le forze dell’ordine e 16 i mezzi danneggiati. Ma, sotto accusa, resta tutto un sistema di gestione dei rifiuti su cui - urla la folla esausta - «solo la camorra lucra». E su cui, purtroppo, come denuncia anche Paolo Ferrero, «solo la camorra continuerà a lucrare. La destra - sottolinea -ha vinto le elezioni vantando la risoluzione dell’emergenza ed ora, invece, colpisce la cittadinanza. La discarica non è compatibile in un parco nazionale: quindi si ritirino le forze dell’ordine e la parola torni alla politica. L’unica forma di ordine pubblico è ritirare gli agenti e la decisione sulla discarica». Parole che, al momento, cadono nel vuoto di una politica che preferisce dar credito alle clamorose,«irresponsabili» dichiarazioni - dicono ancora i sindaci dell’area colpita - del ministro Prestigiacomo. «In questa protesta - ha detto il ministro - c’è molto poco della tutela ambientale e molto di strumentale e forse di criminale». Ma, in questa protesta, c’è solo la strenua difesa di una popolazione che vuole tornare a vivere in un ambiente salubre e civile. Forse Prestigiacomo dovrebbe fare un breve viaggio nei luoghi del disastro. Che, evidentemente, gridano esasperati i manifestanti, «non conosce».Castalda Musacchio 21/10/2010 leggi www.controlacrisi.org