RACCONTI & OPINIONI

Il capo della parte marcia di questo Paese ha sempre cercato di copiare i dittatori. Sui gay il modello è l'Iran


Parla come Zuma e Mugabe campioni della caccia al gay  Cos'avranno mai in comune Silvio Berlusconi e il presidente ugandese Yoweri Museveni? No, non la calvizie. Per quella il Berlusca ha rimediato a suo tempo col ritocco estetico (malcelato dalla famosa bandana). Museveni si accontenta, all'occorrenza, del cappello da cow-boy. Nemmeno il bunga bunga. Gheddafi non lo avrebbe mai spiegato al leader ugandese. Sarà per le frequentazioni col mondo anglosassone, ma dal punto di vista del gossip a sfondo rosa Museveni è, al confronto col Premier italiano, un dilettante. Basti pensare che quando fu rieletto Presidente nel 2006, il massimo che la stampa di casa sua potè rispolverare contro di lui (tendendo fuori dal discorso abusi di altro tipo) fu una presunta relazione amorosa, risalente a decine d'anni prima, con la donna che sarebbe poi diventata la moglie del leader dell'opposizione Kizza Besigye. Quello che Berlusconi condivide, oltre che col Presidente ugandese, l'amico Gheddafi e altri leader africani, tipo Robert Mugabe, Presidente perpetuo dello Zimbabwe, o il sudafricano Jacob Zuma, è sentimento. Si chiama omofobia. Le parole pronunciate ieri dal Presidente del Consiglio italiano, hanno fatto il giro del mondo: «Meglio guardare una ragazza che essere gay... ». In paesi europei come la Gran Bretagna, una frase del genere scappata a un esponente delle istituzioni, porterebbe a dimissioni immediate. In questo caso, non tutto il mondo è paese. Facendo girare il mappamondo, viene fuori che, ancora oggi, sono molti i paesi africani, in cui l'omosessualità è illegale. Se si escludono gli Stati in cui è in vigore la legge islamica, sull'illegalità dei gay in Africa è a lungo prevalsa la regola non scritta del "don't ask, don't tell". Ora la situazione è cambiata. Secondo diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani, oggi, l'endorsement del sentimento omofobico da parte di esponenti delle istituzioni sta alimentando una cultura dell'odio. Pur discriminati, in paesi come l'Uganda, gli omosessuali, non erano oggetto di campagne che li mettevano alla gogna. A dicembre del 2009, in questo paese è stato presentato un disegno di legge che prevede la pena di morte per il reato di "omosessualità aggravata". La legge in questione è stata proposta da un parlamentare del partito di Museveni. Sebbene, davanti a indignate reazioni internazionali, il Presidente ugandese sia stato costretto a prendere le distanze dal provvedimento, è storia nota che precedentemente abbia definito l'omosessualità «un atteggiamento anti-africano». A meno di un anno dalla presentazione della proposta di legge, non convertita in norma vigente, ma nemmeno ritirata, il clima verso i gay in Uganda è da caccia alle streghe. Rolling Stone, una rivista pubblicata alla Makerere University di Kampala (che non ha nulla a che vedere con l'omonimo magazine americano), ha pubblicato a ottobre foto, nome, cognome e indirizzo di oltre cento gay ugandesi, col titolo: «Uomini della vergogna - Impiccateli». Tra le idiozie date in pasto all'opinione pubblica ugandese, c'è la storia che i gay facciano «proseliti tra i bambini». Dopo diverse aggressioni ai danni di omossessuali (una donna ci ha quasi rimesso la pelle), verificatesi nel paese in seguito alla pubblicazione dei dati da parte di Rolling Stone, l'Alta corte ugandese, su richiesta del gruppo "Sexual minorities Uganda, ha ordinato alla rivista sospendere la pubblicazione di dati personali sui gay, per non violarne il diritto alla privacy. Si tratta di una vittoria. Che si infrange però contro una cultura di Stato. Il Presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha dichiarato che le persone omosessuali «sono peggio dei maiali e dei cani». In confronto, che dice di male Berlusconi? Le sue parole confermano piuttosto, come dice un vecchio film, che gli italiani sono "brava gente".Francesca Marretta Londra 03/11/2010leggi www.liberazione.it