RACCONTI & OPINIONI

A metà 2010 nel Sud persi più del doppio dei posti di lavoro rispetto al nord


Sud, uno su due lavora in nero   'Una persona su due al Sud è fuori dal mercato del lavoro regolare: in valori assoluti, sette milioni di uomini e donne che convivono con lavori in nero o precari. A farne le spese soprattutto l'industria: dal 2008 al 2010 si sono persi 100mila posti di lavoro al Sud". E' uno dei dati più allarmanti che emergono dalla relazione del direttore della Svimez, Riccardo Padovani, a Palermo per le Giornate dell'economia e il seminario "Il Mezzogiorno frontiera di un nuovo sviluppo del Paese". I dati sull'occupazione per il Mezzogiorno dicono che a metà 2010 nel Sud i posti di lavoro sono calati più del doppio rispetto al Centro-Nord (-1,4% contro -0,6%), con punte del -2,5% in Sicilia. Dunque, quello descritto da Padovani è "un Mezzogiorno in piena crisi con in atto un processo di deterioramento sociale che deve puntare alle grandi infrastrutture per uscire dalla crisi".  Grandi infrastrutture per le quali, secondo lo Svimez, servono 49 miliardi di euro, di cui 11 miliardi già disponibili e quasi 38 da reperire, da dedicare al potenziamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e della Statale Jonica, la realizzazione di nuove tratte interne alla Sicilia, l'estensione dell'alta velocità nel tratto ferroviario Salerno - Reggio Calabria - Palermo - Catania (a completamento del Corridoio I Berlino - Palermo), il nuovo asse ferroviario Napoli - Bari e il Ponte sullo Stretto".  Ma soprattutto lo Svimez indica come nuovi settori di sviluppo su cui puntare la ricerca e l'innovazione, le energie rinnovabili e il recupero edilizio."In pochi anni - ha ricordato il direttore - la Puglia è diventata la prima regione italiana per produzione energetica da fonti rinnovabili, mentre regioni come la Calabria e la Basilicata presentano condizioni favorevoli al recupero energetico da biomasse".  Nel corso del dibattito è stato affrontato anche il tema delicatissimo dello stabilimento siciliano della Fiat. Secondo il Svimez, sarebbero oltre 3500 le persone che rimarrebbero senza lavoro in Sicilia se chiudesse Termini Imerese. "La chiusura dello stabilimento -ha detto Luca Bianchi, vice direttore Svimez - potrebbe costare all'Isola nel 2012 almeno 3.500 persone, più del doppio degli addetti dlello stabilimento. Nel calcolo sono tenuti in considerazione, oltre ai posti diretti e indiretti fisicamente persi, anche gli effetti negativi dovuti a un minore livello di attività dell'intero sistema economico". Emerge dunque "un fortissimo impatto sociale" della chiusura dello stabilimento, di fronte al quale il rilancio industriale in Sicilia e nell'intero Sud è "improcrastinabile'. Anche perché senza 'una strategia condivisa di sviluppo siamo destinati a convivere con il rischio di altre Termini Imerese". 06/11/2010 Fonte: rassegna.it