RACCONTI & OPINIONI

Cosa vogliono? Il futuro negato in nome degli interessi di banche, industrie, alta finanza e sedicenti rappresentanti politici.


'“Noi la crisi non la paghiamo”'  L’urlo di rivolta è tornato in questi giorni a farsi risentire nelle scuole e nelle università italiane mentre un governo allo sbando cerca di approvare, senza copertura finanziaria un ddl che riduce sul lastrico quello che resta dell’istruzione pubblica. Presidi, facoltà e istituti occupati o in cui è bloccata la didattica, azioni di protesta lampo “flash mob” nelle stazioni, per le strade dei centri storici, attorno ai provveditorati e ai luoghi del potere, persino in un aeroporto, e poi ricercatori, studenti e precari che insieme salgono sui tetti, sancendo come questa forma di lotta, dalle fabbriche in dismissione ai lavoratori migranti a rischio espulsione fino agli studenti e al precariato della conoscenza, sia divenuta ormai emblema di questa stagione di lotta. Secondo il ministro Maria Stella Gelmini, secondo governanti e adoratori della cessione di un bene comune come l’istruzione ai privati e alla logica del profitto, di destra come di centro e sinistra moderata, le mobilitazioni ricalcano vecchi cliché, riti iniziatici per studenti annoiati che, mal informati da biechi comunisti che ancora si aggirano dove si formano le menti, finiscono col servire per difendere i privilegi dei padroni. Miseria culturale a cui, chi è stato in piazza ha visto opporsi una consapevolezza e una conoscenza dei problemi che forse manca nelle istituzioni. Parli con un qualsiasi studente di un liceo e ti senti sciorinare non solo i dati generali che dimostrano di quanto si tagli alla scuola pubblica per dare alle private, ma la quotidianità del proprio istituto, i tagli che già si avvertono grazie alla passata finanziaria, i servizi che vengono a mancare. E poi consapevolezza di un futuro precario, di come si preferisca dilapidare risorse in bombardieri che portano solo morte invece che investire sulla cultura e sulla ricerca. Questi ragazzi e queste ragazze hanno le idee sin troppo chiare, pretendono, (ma come osano?) che il figlio di un operaio abbia le stesse opportunità del figlio di un padrone, parlano di diritto al sapere criticano, chiedono efficienza e trasparenza, non vogliono privilegi ma non vogliono vivere in un mondo diviso in gerarchie di censo e di classe. Forse hanno più coscienza di classe di quanto siano consapevoli, aspirano ad un futuro migliore perché sanno che un futuro migliore è possibile e non accettano di vedersene privati in nome degli interessi di banche, industrie, alta finanza e sedicenti rappresentanti politici. Queste ragazze e questi ragazzi sono pericolosi per il potere perché non sono violenti, anzi rifiutano sdegnosamente ogni gesto atto a ferire persone, ma hanno capito più e in maniera più profonda la miseria di un Potere che non è in grado di riprodursi, di una crisi che non è solo economica e non potrà essere superata con un batter d’ali. Questi ragazzi e queste ragazze che ieri hanno assediato a Roma i palazzi del Potere hanno mostrato che oggi come mai il re è nudo. Che continuino la loro lotta che è di tutti e di tutte e che parla al presente e al futuro. Stefano Galieni 24/11/2010leggi www.liberazione,it