RACCONTI & OPINIONI

Un individuo cresciuto nella melma dell'apologia del fascismo, un reato contro la Costituzione e quindi da perseguire


Scontri a Roma, spunta il provocatore: è Gasparri Non è stato semplice ma alla fine il partito dell'infiltrato ha trovato l'agente provocatore che sta cercando il morto nelle piazze. Il suo nome è Gasparri Maurizio, romano, cinquattaquattrenne, sedicente statista dal passato - e dal futuro, si direbbe dopo la sortita di ieri - decisamente fascista. Copertura attuale del Gasparri: capogruppo del Pdl al Senato. Sua l'idea di arresti preventivi di facinorosi - «potenziali assassini» - alla vigilia di cortei studenteschi ma si ritiene che voglia ripristinare l'usanza del Ventennio di arrestare preventivamente tutti gli oppositori prima delle feste nazionali. Nel consueto argomentare lucido che lo contraddistingue, Gasparri ha pensato bene di intervenire nel dibattito sul disagio epocale dei giovani e degli studenti al tempo della crisi globale con una intuizione folgorante: «Qui ci vuole un Sette aprile», ha esclamato pensando al Teorema Calogero per cui tutti i capelloni autonomi erano considerati «potenziali brigatisti» e li si sbatteva in galera più o meno preventivamente. Una proposta che la dice lunga sull'idea di Gasparri di politica, Costituzione, stato di diritto. Naturalmente è stato travisato da quasi tutti, dal Quirinale fino all'ultima scuola del regno. Un suo esegeta e collega di Pdl, Francesco Giro, sottosegretario di Bondi, prova ad avvisare che è in corso un «colossale fraintendimento» e che chi gli dice che è un fascista ripropone vecchi e deleteri slogan dell'Autonomia operaia. Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista-Fds, sotto sotto le parole di Gasparri vorrebbero servire al solito vecchio gioco dei governi di destra: «deviare l'attenzione dell'opinione pubblica dal merito dei provvedimenti che il governo sta prendendo contro la scuola e l'Università pubblica. Il governo vuole oscurare il grado di nefandezza sociale delle proprie misure, ponendo al centro dell'attenzione le questioni di ordine pubblico. Sarebbe bene che l'opposizione, invece di correre dietro al cavallo ruffiano rappresentato dalle dichiarazioni di Gasparri o di dar lezioni di bon ton agli studenti, si esercitasse per la riuscita delle manifestazioni dei prossimi giorni». Fa sapere il Colle, altro luogo di fraintendimento dello statista Gasparri, che le manifestazioni dei giovani «non sono riferibili a un singolo provvedimento di legge». Il loro malessere è «concreto» e guai a sottovalutarlo. «È quindi necessario e urgente - ha osservato il capo dello Stato - cercare e aprire nuovi canali di comunicazione e di scambio con le nuove generazioni». Naturalmente l'esortazione del Quirinale, ripresa da Bersani del Pd, è a isolare i violenti e quindi pure Gasparri che, secondo i curatori del sito Ateneinrivolta.org (forse il migliore collegamento on line tra le facoltà) sarebbe lo stesso Gasparri Maurizio che il 6 aprile del '93 conduceva un manipolo di arditi all'assalto del Parlamento. Sulle magliette dei patrioti la scritta: «Arrendetevi, siete circondati. Elezioni subito». A turbare l'attività parlamentare, quel giorno, c'erano pure Rositani, Maceratini, Nania, Buontempo, Matteoli, la Poli Bortone. Tutti pezzi grossi del Msi, allora, del Pdl - con l'eccezione del Pecora - oggi. Potenziali fascisti. E Fini, allora loro duce, si lamentava per lo sproporzionato comportamento di polizia. Era il periodo dell'innamoramanto dei fascisti per Di Pietro, poi se l'è sposati Berlusconi e non vogliono più sentir parlare di Mani pulite tantomeno le loro. Nostalgia canaglia, quella di Gasparri e, forse, segnale di paura del governo - come suppone Andrea Alzetta di Action - che si appresta ad approvare una riforma assolutamente impopolare e antipopolare. Stefano De Lillo, già del consiglio pastorale di una parrocchia romana, e Michele Saccomanno, già missino, ora fanno i senatori nel gruppo di Gasparri e ci tengono a far sapere che il loro presidente «ha ragione da vendere» e che anche l'opposizione dovrebbe essere concorde. E chissenefrega se Gasparri ha violato l'articolo 656 del codice penale come pensano i Verdi che hanno presentato un esposto in Procura per «diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico. «L'unico vero potenziale assassino è Gasparri», rinfaccia Di Pietro e un ex forzista, Lehner, gli ribatte «Ma non eri il pm di punta di quel pool giustizialista passato alla storia per l'ecatombe di suicidi e morti?». Parole pacate in sintonia col clima natalizio che il sindaco Alemanno tenta di alimentare avvertendo sinistro: «Il centro storico nun se tocca». L'unico a prendere sul serio il povero Gasparri, almeno a sinistra, è Oliviero Diliberto, portavoce della Fds: «Se pensa davvero ciò che dice, allora cominci da sé stesso, mercoledì resti a casa. Si arresti». Intanto i Giuristi democratici tornano a denunciare sia le intollerabili interferenze del governo sui giudici rei di aver scarcerato i fermati del 14 dicembre sia le tentazioni per misure, come il Daspo, palesemente anticostituzionali.Checchino Antonini21/12/2010 Leggi www.liberazione.it