RACCONTI & OPINIONI

Il sindacato tace, i pensionati si considerano fortunati nel percepire l'assegno


Pensioni: 5 milioni gli anziani con meno di 500 euro al mese  Sono mesi che le parole "pensioni" e "pensionati" sono sparite dai media. Non ne parla nemmeno il sindacato e sono ignorate dai partiti di opposizione. La politica si dipana tra gli intrighi di palazzo, assistiamo ad uno sconcertante e squallido spettacolo di mercimonio e di personalizzazione. Alle proteste si risponde con misure di ordine pubblico, con la repressione. Intanto Marchionne e la confindustria smantellano la contrattazione e limitano il diritto di sciopero. Crescono i disoccupati ed i cassaintegrati ed un numero crescente di giovani è senza futuro. Gli anziani sono un quarto della popolazione e da anni vedono logorata la loro pensione dal costo della vita. Sono poi costretti a crescenti sacrifici per aiutare figli nipoti cassaintegrati o disoccupati. Sono più di 5 milioni gli anziani che percepiscono meno di 500 euro al mese e in numero crescente precipitano nella povertà. Il sindacato dei pensionati tace e gli stessi pensionati si considerano fortunati in quanto continuano a percepire l'assegno mensile.Nei mesi scorsi il governo, nel più assoluto silenzio, ha varato alcuni provvedimenti che colpiscono pesantemente i lavoratori e le lavoratrici che maturano il diritto alla pensione dal gennaio 2011. L'età per il diritto alla pensione aumenterà automaticamente in rapporto alla speranza di vita: l'Inps prevede che in 15/20 anni arriverà ai 70 anni. Non solo, l'età per il diritto alla pensione è stata surrettiziamente aumentata di un anno. Infatti i lavoratori dipendenti che compiono 65 anni dovranno aspettare un anno per iniziare a ricevere l'assegno ed i lavoratori autonomi 18 mesi. L'età per il diritto alla pensione non è più a 65 anni ma a 66 e per un anno non si percepirà né il salario, né la pensione. Anche la pensione di anzianità ritarderà di un anno, non solo, ma per maturare il diritto si dovrà aver compiuto 61 anni di età e versato 35 anni di contributi o 60 anni di età e 36 anni di contributi: di fatto la pensione di anzianità viene abolita.Con l'andata a regime del sistema di calcolo contributivo e con l'applicazione dei nuovi coefficienti moltiplicatori gli importi delle pensioni vengono pesantemente ridimensionati. Si valuta che nel decennio si scenderà dall'attuale 76% del salario degli ultimi anni al 60 e successivamente al 50 per quei lavoratori e quelle lavoratrici che vantano una contribuzione piena. Per la gran maggioranza degli altri lavoratori e lavoratrici (il mondo dei precari) la cui contribuzione è saltuaria ed i salari poveri la pensione non supererà il 25%: 300/400 euro al mese. Va ricordato che con il sistema di calcolo contributivo è stato abolito il minimo di pensione. Tagliare le pensioni significa tagliare i salari in quanto la pensione è salario differito, pagato dai lavoratori e dalle lavoratrici.Se i contributi versati garantivano ad un lavoratore quando si pensionava 1.000 euro al mese, oggi, con gli stessi contributi ne riceve 700: ha perso il 30% di pensione (salario) per gli anni che vivrà.Il sistema contributivo cancella un pilastro della solidarietà interna al sistema: il minimo di pensione. Il ministro Sacconi dichiara che è tempo che le famiglie provvedano al futuro dei figli con polizze assicurative e che il lavoratore e la lavoratrice si responsabilizzino e pensino al loro futuro ricorrendo alla previdenza integrativa, cioè al privato e sono privati anche i fondi pensione gestiti dai sindacati e dai datori di lavoro.Tutti questi tagli avvengono in un periodo in cui da anni l'Inps chiude i bilanci in attivo e l'attivo, invece di essere utilizzato per migliorare le prestazioni pensionistiche viene confiscato dal Tesoro, tant'è che Tremonti esclama "se non ci fosse l'Inps…" ed aggiunge" abbiamo realizzato la più grande riforma pensionistica nella più assoluta pace sociale".I provvedimenti presi dal governo in materia pensionistica andavano contrastati. Questi provvedimenti di fatto sono un taglio al salario ed un pesante ridimensionamento dello stato sociale: un altro valido motivo per proclamare un duro sciopero generale. Sante Moretti22/12/2010Leggi www.liberazione.it