RACCONTI & OPINIONI

Lettera da operai di Pomigliano, per parlare all'opinione pubblica invasa da veline disinformative e politici fuoriluogo


«Noi che abbiamo detto no alla guerra fra poveri» Nei giorni scorsi è apparsa una lettera su il Giornale, firmata da alcuni lavoratori della Fiat di Pomigliano che pone alcune domande ai leader della sinistra, come pretesto per riproporre le tesi dei sostenitori dell'accordo separato.Per quanto non siamo chiamati direttamente in causa, ci prendiamo la briga di rispondere alle questioni poste dai nostri colleghi, anche noi a partire dal nostro punto di vista di operai.I firmatari lamentano la mancanza di alternative possibili, tra l'altro ammettendo con ritardo che il boccone che stiamo ingoiando è molto amaro, avallando la posizione espressa dalla Fiom e da quei partiti della sinistra(ovviamente non il Pd), che dal primo momento hanno espresso contrarietà al ricatto di Marchionne.Noi crediamo invece che si debba produrre mantenendo diritti e salvaguardia del posto di lavoro.Per farlo bisognerebbe che la Fiat incentrasse i propri sforzi sullo sviluppo di nuove tecnologie e modelli, invece che accanirsi sulla cancellazione delle regole al solo scopo di aumentare i profitti.La stessa Fiom non si è limitata a dire no, ma più volte ha avanzato proposte alternative, come nel caso della riduzione delle pause proponendo quelle a scorrimento.Rispetto alla legislazione su pause e malattie (legislazione che indubbiamente andrebbe migliorata), è paradossale che a contestarla siano quei sindacati che non solo non le fanno rispettare, ma nei fatti le peggiorano firmando questo tipo di accordi.Anche sulla democrazia sindacale, siamo d'accordo, e non da oggi, che a tutti i sindacati vadano riconosciute determinate diritti(monte ore, permessi etc.) ma allo stesso tempo segnaliamo che in più occasioni nel corso della vertenza sono state chieste assemblee in fabbrica, ma più volte questo diritto, che è il cuore della democrazia in fabbrica, ci è stato negato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl.La firma dell'accordo alla Fiat è uno spartiacque nella società, rispetto a cui le forze politiche stanno dimostrando da che parte stanno.Proprio per questo la resistenza messa in campo a Pomigliano è l'unico presupposto per ricostruire la sinistra in questo paese che non ripeta gli errori del passato e sia coerentemente dalla parte dei lavoratori.E' grazie a noi, lavoratori di Pomigliano che ci siamo opposti all'accordo - i No al referendum sono stati 1700 di cui meno di 800 iscritti alla Fiom - se oggi finalmente ritorna ad essere centrale nel dibattito politico la questione operaia. La lotta dei mesi scorsi è servita per smuovere le coscienze e a riaprire un dibattito a sinistra, in cui ci sentiamo pienamente coinvolti. Un dibattito che, partendo dalle mobilitazioni messe in campo dalla Fiom, pone il problema della rappresentatività della classe operaia. Ci sembra questa l'unica domanda seria da porre alla sinistra. Da questa strettoia non si esce seguendo Marchionne e padroni, con un'asta al ribasso tra gli operai della Fiat e chi versa in condizioni ancora peggiori, perché magari è senza contratto, ma difendendo i diritti conquistati, a partire dal contratto nazionale, e dando a quei lavoratori una speranza ed un esempio da seguire. Serve un percorso comune che porti al miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita: non la guerra fra poveri, ma una lotta radicale, una rivolta sociale che unifichi gli sfruttati. Fuori da questa prospettiva che metta in discussione l'intero sistema sociale esiste solo la schiavitù e il baratro del sempre peggio, al quale non c'è mai limite.Loffredo Domenico, Birotti Stefano, Manzo Raffaele, D'Alessio Ciro,Pescatore Francesco, Ciccarelli Angelo, Fiorillo Alessandro, Costabile Mario, Ponticelli Raffaelepomiglianoinlotta@gmail.com31/12/2010 leggi www.liberazione.it