RACCONTI & OPINIONI

L'Agcom trasforma YouTube e simili in editori. Con tutti gli obblighi del caso per non incorerre nelle punizioni del governo


Italiani prigionieri anche nella rete Non si poteva concludere peggio l'anno per la rete in Italia. Tranne - dettaglio di certo di non poco rilievo ma che merita un capitolo a parte - la caduta delle restrizioni del decreto Pisanu sulle connessioni wi-fi, gli attacchi portati dal governo a Internet sono stati numerosi e tutti piuttosto grotteschi. Ultimo e un po' in sordina quello portato con due delibere pubblicate dall'Autorità garante per le Comunicazioni (Agcom) che equiparano i siti che ospitano "user generated content" (contenuti generati da utenti, in questo caso video) a delle televisioni. Tradotto, siti come YouTube (il più utilizzato, ma la norma riguarda anche gli altri come Daily Motion, Vimeo ecc.) diventano serviizi radiotelevisivi a tutti gli effetti e con tutte le conseguenze del caso. Ricordate le promesse fatte dal discussissimo decreto Romani (l'uomo che a una tavola rotonda disse di non sapere nulla della Rete ma essendo stato eletto dal popolo sovrano aveva tutto il diritto di legiferarci su) sul fatto che non sarebbero state toccate le piattaforme che opitano video degli utenti? Tutto da scordare. Le ombre che rimanevano si sono dissolte. Difatti queste piattaforme diventano "servizi di media audiovisivo" in quanto soddisfano due requisiti indicati dalle due delibere: lo "sfruttamento economico" dei video (per dossisfare questa condizione basta il fatto che su YouTube esiste la pubblicità) e la "responsabilità editoriale, in qualsiasi modo esercitata", "da parte dei soggetti che provvedono all'aggregazione dei contenuti". Per la seconda condizione sembra che al momento la responsabilità editoriale sarà quindi del sito e non dell'utente. Particolare destinato a creare una situazione molto semplice da prevedere. Per evitare ripercussioni gli utenti italiani di YouTube saranno destinati a essere "bannati" (cancellati) con una facilità sorprendente, probabilmente maggiore di quella del solerte Facebook. Altre novità del passaggio a realtà editoriale sarnno ad esempio il dovere di rettifica entro 48 ore dalla richiesta di un soggetto che si ritiene leso, la fascia protetta (il divieto cioé di pubblicare contenuti inadatti ai bambini durante certe fasce orarie e qualcuno dovrà spiegare come), più naturalmente una numero enorme di possibili cause per violazione del diritto d'autore come quella che Mediaset già intentò contro Google (proprietaria di YouTube). Il fatto che si tratta di una interpretazione legislativa unica in Occidente dovrebbe far riflettere sulla portata di questo attacco non semplicemente a Google, ma alla libertà della Rete. Come la stranezza del comportamento dell'Agcom che riesce addirittura a peggiorare il decreto Romani e spingersi oltre nonostante restino ancora tutelate web tv e web radio che fatturino meno di 100 mila euro e con un palinsesto settimanale inferiore alle 24 ore di video. 02/01/2011