RACCONTI & OPINIONI

In Sardegna studio dei veterinari sugli allevamenti di ovini nati malformi. E i pastori muoiono


Quirra, quel poligono che uccide uomo e fauna Le persone si ammalano, gli animali nascono malformi. Il tutto in una ristretta fascia di territorio, in periodi temporali circoscritti e in percentuali abnormi.I medici veterinari delle Asl sarde di Cagliari e Lanusei entrano nel poligono di Quirra, svolgono un'indagine sugli allevamenti di ovini e ufficializzano con linguaggio sanitario ciò che da dieci anni movimenti, associazioni e cittadini vanno dicendo sulla base militare: «Lo scenario è di grave criticità ». L'analisi svolta la primavera scorsa è parte del "Monitoraggio ambientale al Poligono interforze Salto di Quirra". Un lavoro particolareggiato che riporta le testimonianze delle comunità che abitano attorno al poligono con una metodologia quasi a costo zero e senza parole di troppo.È sostanzialmente una fotografia della realtà: «L'indagine ha messo in evidenza l'insorgere contemporaneo di problematiche genetiche (malformazioni) negli animali e gravi malattie tumorali nelle persone che si occupano della conduzione degli allevamenti intorno alla zona perimetrale della base militare di Capo San Lorenzo», scrivono i medici Giorgio Mellis e Sandro Lorrai. «È sicuramente da approfondire - continuano i veterinari - il fatto che alla nascita di animali con malformazioni negli allevamenti corrisponda l'insorgenza di malattie tumorali nelle persone che lavorano in quel settore. A tale proposito questo fenomeno potrebbe essere ritenuto una sentinella d'allarme per l'uomo». La situazione sanitaria che si profila è prevedibilmente preoccupante: «Il 65 % del personale impegnato con la conduzione degli animali negli allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 chilometri dalla base militare di Capo San Lorenzo a Quirra, risulta colpito da gravi malattie tumorali». In sette aziende su dodici sono stati riscontrati casi di tumore. Dal 2000 al 2010 le persone che risultano colpite da neoplasie sono dieci su diciotto. «E si evidenzia una tendenza all'incremento», scrivono i medici, tanto che «negli ultimi due anni sono quattro i nuovi casi di neoplasie che hanno colpito altrettanti allevatori della zona». Per i veterinari si tratta di un «grave fenomeno sanitario», paragonabile solo ad una "antropo-zoonosi", cioè a una malattia infettiva umana trasmessa dagli animali, «che colpisce indistintamente giovani, meno giovani, anziani, decimando le persone occupate nell'allevamento degli animali nei territori di Quirra».Ultima vittima, un pastore ventiquattrenne morto il 10 luglio 2010. Svolta la ricerca "anamnestica", ossia registrata la voce delle persone direttamente coinvolte nelle patologie, si individuano gli animali dai quali estrarre i campioni. L'analisi prevede che nelle parti prelevate siano determinati diversi elementi chimici: alluminio, arsenico, bario, cadmio, ferro, piombo, torio e naturalmente, uranio. In totale sono trentadue gli ovini da campionare scelti tra quelli che potrebbero aver ingerito eventuali sostanze inquinanti brucando l'erba nel territorio della base. I veterinari ricercano gli allevamenti in zone ad alta intensità militare, come pascoli e abbeveraggi nei quali piovono colpi di armi leggere e pesanti, scoppiano tubi ed esplosivi, si sperimentano raggi laser. Anche sullo stato sanitario degli animali le considerazioni finali non sono incoraggianti. L'area più colpita è sempre quella più vicina alla base di Capo San Lorenzo. I periodi dal 1985 al 1988 e dal 2003 al 2005 sono quelli interessati dal maggior numero di malformazioni genetiche: nascita di capretti ciechi e con lesioni celebrali, ipofertilità e altre gravi patologie. La ricerca sottolinea un caso emblematico. Tre di quattro fratelli impegnati nell'allevamento in due aziende vicine si sono ammalati di tumore nell'arco di pochi anni e «contemporaneamente anche gli animali che pascolano in quei terreni sono stati interessati da problemi sanitari e genetici. E di recente è stata registrata la nascita di un agnello con una gravissima deformità». L'insorgenza di tre casi di malattie neoplastiche in un breve arco cronologico e la contemporanea osservazione di malformazioni negli animali che pascolano nello stesso territorio «è indubbiamente indice di una elevatissima criticità dell'ambiente», ribadiscono gli scienziati.Le conclusioni della ricerca veterinaria fanno il paio con un altro dato significativo. In seguito al decreto del Presidente della Repubblica 37/2009 che disciplina le cause di servizio per militari e civili esposti a polveri di metalli pesanti, in guerra o nelle basi, sessanta sardi residenti attorno ai poligoni hanno presentato la richiesta di risarcimento. Un record se si pensa che al 7 novembre 2009 erano in tutto 329 le istanze pervenute al ministero della Difesa. L'analisi veterinaria è una porzione del più ampio piano di monitoraggio avviato a febbraio del 2008 dal Ministero per far luce sulla cosiddetta "Sindrome di Quirra". Un progetto più volte criticato specie dal comitato che storicamente ha guidato la lotta contro la presenza militare nell'isola, "Gettiamo le basi": «Forze armate, ministero della Difesa e Nato mantengono saldo il doppio ruolo, scandalosamente inossidabile, di controllore e controllato, giudice e parte in causa. Loro hanno predisposto e gestiscono il piano di monitoraggio», scrive la responsabile del gruppo, Mariella Cao. Secondo Cao i risultati dell'indagine sarebbero ampiamente scontati: «L'obiettivo è stato esplicitato con incredibile candore o tracotanza: "Tranquillizzare la popolazione locale, nonché il personale del poligono interforze e acquisire la certificazione ambientale", cioè dimostrare che il poligono della morte è un gioiellino ecologico». Ma forse l'impresa non è così semplice e l'indagine veterinaria ne è una dimostrazione. In proposito Cao usa una metafora: «Il diavolo fa le pentole non i coperchi, i dati emersi dal lavoro della Asl rendono ancora più tetro il quadro della devastazione ambientale e sanitaria che denunciamo dall'ormai lontano 2001». 04/01/2011Ercole Olmi