RACCONTI & OPINIONI

Una realtà di schiavismo prossima anche per gli operai italiani? Solo 4,5 euro l’ora per gli 80 cinesi occupati


Lavoratori cinesi impiegati a pochi euro Che la Cina fosse arrivata da noi ce ne eravamo accorti, ovviamente. Che le modalità impiegate in quel grande paese nei confronti dei lavoratori (orari, salari, insomma i diritti) facciano gola ai nostri imprenditori è cosa nota, da prima pagina dei giornali, come insegna il caso Fiat. Ma che anche nelle “democratiche” Coop vogliano fare appunto come in Cina non ce l’aspettavamo. O forse sì visto quello che pensa il Pd, partito ad esse legato, dell’accordo Mirafiori e del contratto nazionale di lavoro. Ma veniamo al dunque. Alla Coop Adriatica non applicherebbero il appunto il contratto collettivo. E non l’applicherebbero ad 80 soci cinesi appunto, che operano presso la coop Work Group di Rimini alla quale viene appaltato il lavoro di imbustamento della verdura fresca della ditta Melograno. La denuncia è della Cgil dell’Emilia Romagna che chiedo un incontro a Regione e centrali cooperative per «impedire - si legge in un comunicato sindacale - il radicamento nei nostri territori di sfruttamento, illegalità e competizione fondata sulla dequalificazione del lavoro e del prodotto». In particolare - spiegano in una dichiarazione congiunta Ivano Gualerzi, segretario regionale della Flai-Cgil e Antonio Mattioli della segreteria emiliana della Cgil - i lavoratori cinesi «percepiscono 4,5 euro l’ora ed a loro viene applicato un contratto “pirata” siglato da sindacati autonomi e l’Unci, associazione di cooperative costituita appositamente per derogare le norme contrattuali». Un contratto - aggiungono - che «è già stato giudicato dalla magistratura lesivo della dignità del lavoratore». «Ci si riempie la bocca di responsabilità etica e sociale e poi si permette che sul mercato possano operare impunemente soggetti come questi», concludono i sindacalisti che annunciano «tutte le iniziative utili a garantire diritti, salario dignitoso e lavoro». Ovviamente su questa grave situazione di degrado la Coop Adriatica si guarda bene dal vigilare se chi ha in appalto una delle tanti fasi della lavorazione dei prodotti rispetti o no le regole del contratto. Del resto, come dicevamo prima, in tanti nel governo come nell’opposizione vorrebbero liberarsi della gabbia del contratto nazionale di lavoro. Non dobbiamo dunque stupirci se anche nell’universo della Coop, dove un a volta il rispetto dei diritti di chi lavora e dei consumatori era una filosofia, ora si possa chiudere un occhio. E anche due se serve.Vittorio Bonanni 10/01/2011Leggi www.controlacrisi.org----------------------------------------Rettifica da Coop Adriatica Coop non deroga sul rispetto dei diritti dei lavoratori: la situazione oggetto della nota stampa della CGIL dell'Emilia Romagna è stata segnalata a Coop Italia nei mesi scorsi e Coop si è immediatamente attivata con il fornitore per trovare una soluzione che non interrompesse immediatamente la fornitura, per evitare gravi ripercussioni occupazionali sulla stessa società. Proprio prima di Natale il fornitore ha dato a Coop Italia la garanzia della applicazione del contratto nazionale di lavoro dal 1°gennaio 2011. Il comunicato della Cgil dell'Emilia Romagna ci sorprende, dal momento che la situazione è stata seguita e risolta di comune intesa. Ribadiamo che per Coop il rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori è un vincolo inderogabile, al quale subordiniamo sempre il rapporto con i fornitori di prodotto a marchio.11/01/2011