RACCONTI & OPINIONI

Angela Nava, presidente Coordinamento genitori democratici, a sostegno del quotidiano Liberazione


«Raccontate la nuova generazione. E' da scoprire»Il Coordinamento Genitori Democratici (Cgd) è una Onlus fondata nel 1976 da Marisa Musu, giornalista e partigiana e Gianni Rodari sull'onda dei movimenti di partecipazione e di rinnovamento democratico nelle scuole. Il Cgd individua nella scuola, l'ambito prioritario della propria attività. É presente poi in comitati e commissioni nazionali, in particolare in ordine alle esigenze di tutela dei minori nei diversi contesti mediatici. Da tempo ne è presidente Angela Nava, insegnante:«Ci dovrebbe essere un codice etico per chi insegna, necessario per formare quella coscienza critica di cui i ragazzi hanno terribilmente bisogno. Stiamo tornando alla logica de "l'ha detto la televisione" o "c'è scritto sul giornale", ma è necessario domandarsi quale giornale e quale televisione. Per questo, secondo me, andrebbe rilanciata una campagna per riportare i giornali, nelle scuole. Non lasciamoci sedurre dalla modernità della rete per non affrontare i problemi. I ragazzi hanno bisogno di vedere e di conoscere i diversi punti di vista, anche attraverso uno strumento concreto e palpabile come il giornale. Credo che da questo punto di vista i giornali di partito siano fondamentali. Non si mascherano dietro identità ambigue. In classe possono rivelarsi preziosi per rendere chiaro cosa è una "fonte". Se non garantiamo una pluralità si cade in paradigmi basati sulla confusione. Anche per questo trovo assurdi i tagli all'editoria e in particolare a quella di partito. Quella che porto a Liberazione non vuole essere solo solidarietà ma la consapevolezza che ci stanno privando di qualcosa di prezioso». Le riflessioni di Angela Nava, si intrecciano in particolare con quanto accade nelle aule scolastiche: «Predomina, al posto del confronto fra opposte visioni, una idea volgare della "verità" che sfocia nel revisionismo storico. Penso a quando è partita l'idea di un testo unico di storia - ed è qualcosa che secondo me ha a che fare con quanto avviene nell'informazione -, Storace ha parlato di "egemonia della sinistra da scalzare" e sembrava quasi di tornare al "Ventennio". Di indignazione ce n'è stata poca. Anche da parte degli insegnanti. Molti si sono sentiti minacciati ed hanno cominciato ad evitare di parlare a lezione di temi ancora scottanti e attuali, nonostante l'invito rivolto dal ministro Berlinguer nel 1996 mediante circolare. Si è scelto di insegnare storia attraverso giornate evento: ci sarà il giorno della Shoah e poi quella di ricordo delle foibe, come se si trattasse di restare bipartisan. Il risultato è che i ragazzi fanno ricerche da copia e incolla che vengono presto dimenticate. Mi domando: ma che cittadino stiamo formando in questa maniera? Spariscono riflessioni su altri temi come ad esempio il colonialismo italiano. Penso ad un altro elemento. È uscita l'dea di tenere ore di "educazione alla cittadinanza e Costituzione". Beh il ministro Gelmini ha affermato che non c'è bisogno di programma, di valutazione quindi, non c'è bisogno di un insegnante, deve provvedere quello di lettere. La situazione a scuola è la dimostrazione di come in questo Paese serva una rivoluzione culturale vera e propria». Le responsabilità riguardano molto anche la sinistra:«La scuola è smemorata ed è sufficiente che due ministri di seguito, Moratti e Gelmini, "dimentichino" di ricordare il 25 aprile, che tutto cada nell'oblio. Noi abbiamo avuto il timore di tirare fuori gli scheletri dall'armadio. Ci siamo lasciati prendere dalla logica dei torti e delle ragioni degli uni e degli altri. Abbiamo lasciato che predominasse la conta dei morti per lasciar dire in logica di par condicio che i morti sono tutti uguali, che dobbiamo avere una memoria condivisa. Ma la memoria, non può essere condivisa. C'è voluto Claudio Pavone per ridiscutere di storia in maniera sana, intanto passava la logica che anche durante la Resistenza hanno ucciso tutti e che quindi fanno schifo tutti. È questo che pensano tanti nostri ragazzi. Marisa Musu, che per anni era rimasta in silenzio ricominciò ad andare nelle scuole a parlare di Resistenza con il primo governo Berlusconi. Aveva capito cosa stava succedendo. Dopo un dibattito alla domanda se avesse o meno rimpianti lei rispose "Sì, di non aver ucciso abbastanza fascisti". Ovviamente non poteva essere capita. Queste cose per me sono intimamente legate alla nostra esistenza. Mi spiego meglio, oggi non si è più abituati al confronto serrato di idee, c'è sciatteria culturale e c'è un galateo, fatto di urla, che è stato scritto da Canale 5 ed è un rituale a cui si sono abituati quasi tutti. Chi non usa il gossip per il gossip non viene tollerato, è fuori dai canoni, quindi dovrebbe sparire. Perdere giornali come il vostro, porterebbe ad un percorso irreversibile di sparizione del dissenso». In una condizione di estrema crisi, la presidente del Cgd trova però anche elementi interessanti di ripresa:«Se si guarda l'ultimo rapporto Censis, si vede che molti giovani, lentamente abbandonano la tv per utilizzare come fonte di informazione la rete e i social network. Questo testimonia il bisogno dei ragazzi e delle ragazze di restare in contatto fra loro, con modalità, linguaggi, approcci molto diversi. Chi li chiama "comunisti" non capisce nulla, non hanno (purtroppo o per fortuna) scuole di partito, sono dei "buoni selvaggi" che si stanno costruendo da soli le proprie modalità organizzative e le proprie forme di protesta. Sono una generazione da scoprire contro cui si scagliano soprattutto i loro docenti di sinistra più rancorosi che pretendono di insegnare come si fa una occupazione o una lotta. Sono gli sconfitti che hanno perso il loro tram e che credono di poter insegnare come si afferra quello che sta passando. Una generazione che è obbligata a cercare soluzioni, che sicuramente subirà una repressione esemplare nel più totale assenso, ma che sta cercando un proprio modo di uscire dalla crisi e che ha anche bisogno di interlocutori. Se raccontate questo dimostrate ancora una volta che non siete inutili»Stefano Galieni 11/01/2011