RACCONTI & OPINIONI

Cronaca di due anni indecenti e molto "ultracafonal"


Letto, potere e altre schifezzeNon so se questo sarà un articolo vero e proprio. Ci provo. In realtà sto cercando di mettere in fila le parole della politica italiana più largamente consumate negli ultimi due anni. Le parole cioè non certo da me inventate e tampoco adoperate, ma semplicemente desunte dal libro testé dato alle stampe da quel filologo e accanito studioso degli usi e costumi in voga dentro e nei dintorni dei Palazzi, che è Filippo Ceccarelli ("La Suburra. Sesso e potere: storia breve di due anni indecenti" (Feltrinelli, pag. 233, euro 15). Le parole che, anche lui, non ha certo inventato - nemmeno una - Le parole come si incontrano nel libro, dunque, e non in ordine alfabetico. «Scandali, impicci, schifezze, testimoni, confessioni, personaggi e personaggioni» calcano la scena. Che è pure affollata di «putiferi sessuali, Forza Gnocca, Telefoni bollenti, La Vergine di Casoria, Veronica e il ciarpame. Scatti & Ricatti. Papi, Gianpi, L'Utilizzatore finale». Senza tralasciare il «lettone di Putin». E nemmeno «l'esecuzione di Boffo, la trans-storiaccia di Marrazzo, il sex-gate al ragù bolognese, i massaggi del Salaria Sport Village». Niente farina del suo sacco, dice l'autore - «ho utilizzato esclusivamente fonti pubbliche» -; lui ha fornito semmai un resoconto di ciò che chiama «lo smottamento» in atto: «La trasfigurazione del sesso in un propellente dello spettacolo e del consumo, l'intensità con cui il sistema dei media entra nella vita dei cosidetti Vip, la moltiplicazione tecnologica degli schermi e delle visioni a distanza, l'intimismo, la spudoratezza, l'incretinimento, l'affollarsi sulla scena pubblica di detective, veline, tronisti, meroloni, paparazzi, agenti televisivi e altri mercanti di carne umana».Storiacce. E parole all'altezza. «In quell'ambiente di greve e sia pur residuale maschilismo che è Montecitorio fiorirono tra giornalisti e deputati soprannomi felliniani, "la Topolona", la "Cosciona", sla "Tettona"». Onorevolesse, più che onorevoli: di lì a poco verrà coniato il termine «mignottocrazia», copyright del già fervente berlusconiano Paolo Guzzanti; mentre dilaga in tutto il Paese la leggenda metropolitana della favolosa virilità dell'ultrasettantenne premier, «consolazione e invidia di milioni di pensionati».Parole. «Sono fuori di me. Mi cacciano, sono una delle candidate e mi cacciano. Sono andata a letto con Berlusconi e mi cacciano»: superfluo ricordarlo, sono le parole del disappunto rancoroso di una Patrizia D'Addario ormai scaricata dall'Utilizzatore finale, quella fedifraga escort di Bari che ha registrato di nascosto e mandato in rete la sua notte brava a Palazzo Grazioli. Patrizia D'Addario, ovvero «l'ombra del ricatto e ancor più quella della ricattabilità», che «si proiettavano su un sistema di potere che fra le sue inedite caratteristiche al massimo livello si rivelava dissoluto senza smettere di essere ridanciano».Parole. E' anche il tempo del Salaria Sport Village, «il gigantesco circolo di certi fratelli costruttori dal cognome gentilmente floreale, Anemone». Quel gruppo Anemone che «da quanto emergeva nelle risoluzioni della procura di Firenze, che aveva spiccato quattro mandati di cattura, procurava e retribuiva delle professioniste per prestazioni sessuali che equivalevano alla più classica mazzetta o bustarella». Verrà coniato il termine «donna tangente», ultimo prodotto eccellente del «sistema gelatinoso che viene a galla».Peggio che gelatinoso. Dopo le parole di Ceccarelli, ecco di seguito quelle desunte dal volume testé in libreria con la firma della premiata coppia D'Agostino-Pizzi ("UltraCafonal. Il peggio di Dagospia", Mondadori, euro 40), 575 pagine praticamente tutte di foto-specchio-del-reame; un colpo d'occhio e un giro d'orizzonte molto eloquenti, "parlanti" e "sparlanti". Un mezzo migliaio di click per una foto-gallery "mostruosa" ancorché reale. Così è, se vi guardate in giro: a cominciare dalla tv (avete per caso visto l'ultimo show di Barbara D'Urso con le "pupe" e il "tronista" lì convenuti per lanciare il calendario in memoria di Sarah Scazzi?). E infatti, come Ceccarelli, anche D'Agostino e Pizzi non hanno inventato nulla, solo raccolto e messo in catalogo quello che era lì, a tiro di obiettivo. Alla portata. Cinquecento foto-doc. «Pizzi dopo Pizzi, s'avanza un Bel Paese di "delitti&canzoni", collage panoramico di pecionerie e sconcerie, performance corale di delizie e mestizie, con prepotentissimi bisogni di esteriorità collettive, dove il post-moderno viene spappolato dal post-tribolo», spiega lo stesso D'Agostino per inquadrare, per così dire, questa immagine globale offerta da "UltraCafonal", «romanzo fotografico o scrapbook», che ha per protagonista «la nostra Italia durante gli ultimi due anni di svalvolamento sociale».E' il Grande Vuoto che ci insegue, «la celebrità di questi nessuno mischiati col niente, famosi solo per essere famosi, l'ossessione di guardare e di farsi guardare», la vita cafonal come «la più facile e sfamante exit strategy». Eh già, dopotutto «ci hanno tolto Dio, il Diavolo, la Rivoluzione, il Sesso Porcone, il telefono a gettone... Ci resta la cafonalizzazione della nostra vita», senza «farla tanto lunga né tanto socioantropologica»...«La fine della politica, la noia, la superbia, la moda, la chirurgia estetica, la mascalzonaggine, il sesso, Bossi e il suo dito medio per aria, Tarantino, il puttanesimo, gli edge fund, l'ignoranza, il denaro, Minzolini, le grandi opere, i tacchi a spillo, Berlusconi... Se ne esce con affanno, al limite del deliquio - scrive Natalia Aspesi, dopo aver preso visione dell'immaginario D'Agostino-Pizzi - Ma davvero siamo così orribili, così sfatti, così volgari, così cadaveri, così ultrasupertopcafonastri?».Eh sì, taglia corto Carlo Verdone: «Questi documenti fotografici che Umberto Pizzi, con la regia di Roberto d'Agostino, ci offre spudoratamente, non sono altro che nitide risonanze magnetiche». Referto disperato.Maria R. Calderoni16/01/2011Leggi www.liberazione.it