RACCONTI & OPINIONI

Solo una banda di servi politici ben pagati può continuare a sostenere e difendere un porcilaio


Bunga bungaPiero Ostellino è l’ultimo giapponese. L’esperto editorialista del “Corriere della sera” difende a spada tratta la vita privata di Silvio Berlusconi, si guadagna così l’imperitura gratitudine di Sandro Bondi, ministro della Repubblica e aedo personale del premier. Bondi declama le riflessioni di Ostellino. Ne ammira compiaciuto l’arringa difensiva, è stata violata la privacy del premier, dei suoi amici, il paese rischia la barbarie. Nella classifica dei giornalisti preferiti dall’ineffabile Bondi, Ostellino supera in tromba il dinamico duo Feltri - Belpietro. Quest’ultimo addirittura cade dall’altare nella polvere, avendo osato scrivere meglio un vecchio porcone a palazzo Chigi che un ipocrita come Fini. Intanto filtrano particolari su particolari sulle indagini della procura milanese. Il “caso Ruby” interessa il mondo intero e fa tremare palazzo Chigi. Berlusconi azzarda la sua linea difensiva: “Tutte sciocchezze sono ufficialmente fidanzato”. L’effetto appare controproducente. Nessuno ride, mentre si cerca - con poca convinzione - la misteriosa donna che avrebbe trafitto il cuore del Cavaliere. Fanno notizia, molto più notizia, le intercettazioni disposte dalla magistratura su richiesta della procura milanese. Fanno molto più notizia i 5 milioni di euro che Ruby avrebbe chiesto a Berlusconi in cambio del suo silenzio sulle notti bunga bunga di Arcore. Per una ventenne che difende Berlusconi (bunga bunga è solo un nome in codice, Silvio ama tutti, soprattutto i gay) ce ne sono due che intercettate rivelano: “Non puoi immaginare quello che succede lì”, “Allucinante, o sei pronta a tutto o prendi un taxi e te ne vai”. Nel giorno in cui la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera riceve il fascicolo dell’inchiesta milanese su Ruby - che vede il premier indagato per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile - il Pdl si stringe come un sol uomo intorno al vecchio satiro. L’amore per il capo supera qualsiasi imbarazzo. Fabrizio Cicchitto non ha dubbi: «Siamo assistendo ad un blitz militare. Chiunque sia stato ad Arcore è stato schedato, seguito, intercettato. A questo punto in Italia si apre una questione di libertà». La tesi Ostellino, appunto. E sono in tanti nel partito dell’amore a ritenere che il Cavaliere non debba andare dai magistrati. «I pm di Milano non hanno competenza sui reati immaginati», sostiene Gaetano Quagliariello. Silvio, ascolta gli amici, non ti presentare di fronte ai giudici. Ministri, deputati e senatori del Pdl non risparmiano critiche ai pm di Milano. La titolare dell’Istruzione Mariastella Gelmini ritiene che di fronte a inchieste giudiziarie come quella sul caso Ruby, «ormai non si sorprende più nessuno perché non sono altro che un ennesimo capitolo di una campagna persecutoria ai danni del presidente del Consiglio e dell’Italia che dura da 15 anni». Giorgio Stracquadanio non va per il sottile: «Non c’è nessuno - scrive il deputato sul Predellino, quotidiano online del partito - che pensi che l’ultima inchiesta giudiziaria nei confronti di Berlusconi nasca e sia condotta per esigenze di giustizia». Rincara la dose Osvaldo Napoli, secondo il quale «la via giudiziaria al potere è la sola rimasta al Pd privo come è di una linea e di un progetto per il Paese». Pdl con il capo, Lega molto preoccupata. Umberto Bossi celodureggia: «Stai a vedere che dopo questa cosa di Ruby, se si va alle elezioni Berlusconi prende più voti di me». Il senatur non ha una grande stima negli italiani. O forse pensa che i leghisti siano più italiani degli altri. Figli di un dio maggiore del padre eterno, il dio Po. L’opposizione, dal canto suo, insiste invece sulla necessità che Berlusconi vada in Procura e si difenda dalle accuse. Lo dicono Pd e Idv, lo dicono Rifondazione comunista e Sel. «Si faccia interrogare», ripetono i finiani di Fli, l’Udc di Casini, Cesa e Buttiglione, l’Api di Rutelli. La chiesa tace ma i vescovi non si danno pace. Oggi il voto appare più vicino di una settimana fa. E il drappello dei “responsabili” che dovrebbe sostenere Berlusconi e la sua maggioranza? Tacciono tutti tranne Siliquini. Neppure una dichiarazione di Scilipoti che ricalchi quella di Belpietro “meglio un vecchio porcone che l’ipocrita Fini”. Solo Maria Grazia Siliquini si sente in dovere di conferma l’intenzione di entrare a far parte del gruppo dei “responsabili”: «Resto nel centrodestra, Fli si è collocata all’opposizione». Oggi passa tutto in secondo piano, anche i terzopolitsti, le campagne acquisti, le maggioranza variabili. Certo, immaginare la cancelliera Merkel con cinque fusti della compagnia delle indie fra cui un minorenne avrebbe provocato un pandemonio a Berlino. Ma nel paese di Berlusconi la colpa, si sa, è dei magistrati impiccioni. Frida Nacinovich 17/01/2011Leggi www.liberazione.it